Paderno Dugnano, 27 marzo 2011 - «Cinquecentomila, cinquecentoventi, seicento, seicentosessanta... venduta!». È finita così, in due minuti, tra urla e numeri, la storia di Metalli Preziosi.Dopo aste andate deserte, dopo trattative lasciate in sospeso e ultimatum da parte delle istituzioni, venerdì pomeriggio all’Istituto vendite giudiziarie di Monza è calato definitivamente il sipario sull’azienda di via Roma.

Erano tre i candidati ad acquistare i suoi «pezzi» - tassello per tassello - dai macchinari alle attrezzature passando per gli accessori utilizzati per la lavorazione dei metalli. Uno il vincitore che, nelle prossime settimane, caricherà quel che resta della Metalli Preziosi sui suoi furgoni.

I macchinari sono stati acquistati per 660mila euro. Il tutto davanti a un gruppetto di operai, rimasti senza parole. «Aggiudicato». Strette di mano e complimenti da una parte, occhi gonfi e ancora increduli dall’altra. «Ho sentito una stretta allo stomaco. Mi piangeva il cuore. Si sono portati via la mia azienda, siamo stati venduti come rottami».

Non trova altre parole Valerio Giuseppe, «storico» operaio con ben 33 anni di Metalli Preziosi alle spalle. Il giorno dopo, l’asta pesa come un macigno. È il giorno della consapevolezza. «Abbiamo sperato e creduto fino all’ultimo che qualcuno ci avrebbe comprati — commenta Valeriano Sottura —. Ma è finita».

Cosa resta? Numeri: «860 giorni senza lavoro», come ricorda lo striscione aggiornato costantemente dal presidio. Crediti: quattro stipendi più la tredicesima che ancora mancano. Ma soprattutto voglia di giustizia: «Stiamo pensando di costituirci parte civile. Ci sono 13 indagati in questa faccenda, non saranno mica tutti nullatenenti, qualcuno dovrà risarcirci, no?», ribadiscono dal presidio.

«Ci hanno rovinati — continua Carlo Pilla —. Qualcuno deve pagare. Vogliamo sapere la verità e chiediamo che chi alla fine verrà considerato responsabile sconti un anno di carcere per ogni operaio. 240 anni di carcere, sì, senza attenuanti». «Questa la pagheremo tutta la vita — continua Valeriano —. Non sappiamo neanche se potremo andare mai in pensione».

Intanto Comune e Provincia non sono stati avvisati subito della novità. Ma sono stati raggiunti dalle voci. «Il futuro è preoccupante — ha commentato il sindaco di Paderno Dugnano Marco Alparone —. Un imprenditore “non illuminato” ha distrutto un’azienda sana. Rispetto a questa vicenda l’Amministrazione può avere una posizione chiara e netta. Fin quando sarò sindaco, quell’area rimarrà industriale, e lo dico con grande fermezza, perché solo così si può avere quella speranza di lavoro. Altrimenti la città muore. Non ci possiamo sostituire a un imprenditore, possiamo agire con strategie a lungo termine, facilitando l’industrializzazione e la ricollocazione degli operai».

Sulla cassa integrazione, un respiro di sollievo - almeno per gli 84 operai di Metalli - dovrebbe esserci. «Ci sono tutti i presupposti per avere la deroga fino alla fine dell’anno», conferma l’assessore provinciale al Lavoro Paolo Del Nero.

Cala il sipario. Ma il presidio nella ex portineria di via Roma non chiude i battenti. «Noi saremo sempre qui — ricordano gli operai dal presidio —, almeno fino a quando non troveremo tutti lavoro. E vi promettiamo una cosa: vigileremo. Le promesse andranno mantenute. Nessuna villetta in via Roma. Gli striscioni? Non spariranno da domani, anzi aumenteranno. È finita, sì. Ma noi aspettiamo ancora verità, giustizia e il nostro posto di lavoro».