Paderno Dugnano, 6 novembre 2010 – Due condanne per gestione illecita di rifiuti nell’arco di nemmeno tre mesi. La ditta «Cr» di Sannazzaro, società appartenente a Giovanni Merlino, 58 anni, residente a Paderno Dugnano, aveva dovuto fare i conti con altrettante condanne. La prima risale alla fine di novembre dello scorso anno, quando Merlino, amministratore unico della società, era stato condannato a 6 mesi di arresto e tremila euro di ammenda per la gestione illecita di rifiuti che avrebbe svolto senza osservare le prescrizioni previste dall’autorizzazione ed effettuando una attività, non consentita, di miscelazione di rifiuti pericolosi con stato fisico diverso.

In particolare pitture e vernici di scarto venivano mescolate a terre pericolose provenienti da siti oggetto di bonifiche. Nel febbraio di quest’anno era invece arrivata una condanna a 15 mesi di arresto e 15mila euro di ammenda per violazioni rilevate dai carabinieri del Noe in due controlli tra ottobre del 2005 e maggio 2006 nella sede dell’azienda a Sannazzaro. Anche in questo caso a Merlino erano stati contestati comportamenti difformi rispetto a quelli previsti nell’autorizzazione del marzo 2002. Il Noe aveva accertato che nello stabilimento si faceva operazione di cernita manuale di rifiuti pericolosi come stracci e indumenti contaminati. I militari avevano individuato, in un’area non autorizzata, la presenza di 7 piccole cisterne da un metro cubo ciascuna contenenti fondami e altre nove con liquido antigelo.

In altre parti dello stabilimento furono rinvenuti “big bags” con rifiuti di amianto e altre 30 cisterne contenenti emulsioni non clorurate. Tra il settembre e l’ottobre del 2005 l’azienda lomellina aveva inviato a una discarica di Zevio (Verona) 216 tonnellate di rifiuti che erano state respinte perché «non conformi ai limiti di quell’impianto». E sempre nel 2005 l’amministratore unico della Cr aveva patteggiato un anno di reclusione con la condizionale per i reati di omicidio colposo, incendio colposo e violazioni delle norme relative alla sicurezza sui luoghi di lavoro. Nel marzo di quell’anno l’innesco di una miscela che si era creata nell’aria provocò infatti la morte di Vincenzo Gargiulo, 41 anni, di Mede, dopo un’agonia durata più di due mesi e il ferimento di Claudio Rodella, 45 anni di Sannazzaro, che si riprese dopo 178 giorni di convalescenza.

Secondo l’accusa, oltre ad aver trattato rifiuti senza alcuna autorizzazione, la ditta Cr avrebbe ignorato le disposizioni di sicurezza, compresi sistemi ottici e acustici per allertare i dipendenti di situazioni a rischio consentendo loro di potersi mettere al riparo. Allora l’assicurazione aveva risarcito i famigliari delle vittime. L’ultima tegola è caduta sul capo di Merlino con il rinvio a giudizio assieme ad altri 13 indagati disposto dal giudice del tribunale di Lodi: l’imprenditore è accusato di aver preso parte a operazioni - tra il 2005 e il 2006 - di miscelamento di presunti oli esausti con livello di diossine «fuorilegge», allo scopo di risparmiare sui costi di smaltimento