Paderno Dugnano, 6 ottobre 2010 - Asta deserta per Metalli Preziosi, ma perizie e trattative in corso e speranze ancora accese per la presenza di un possibile acquirente. Deserto vero e proprio invece per Lares. L’ennesima doccia fredda dopo l’ultimo incontro in Regione: a dicembre scadrà la cassa integrazione in deroga e, al momento, gli operai non avrebbero diritto a nessun altro ammortizzatore. «Stiamo studiando comunque altre soluzioni, altri strumenti per andare incontro ai lavoratori», spiega Giovanni Del Nero, assessore al Lavoro della Provincia di Milano.

Ma fuori dai cancelli della storica azienda di Paderno oggi c’è tanta preoccupazione e amarezza. Certo non rassegnazione. Il terreno su cui sorgono ancora i capannoni non è più a disposizione e cambierà presto destinazione d’uso. Gran parte dei macchinari sono stati già venduti all’asta. È arrivato il momento di suonare le campane a morto? «Assolutamente no. Non è finita qui — ribadisce Leonardo Beltrame del Comitato dei Lavoratori —. Forse c’è qualcuno che lo vorrebbe. Stanno cercando di celebrare il funerale, ma se ci lasciano a piedi non colpiscono solo noi ma l’intera comunità. Vogliono spingerci a uno scontro sociale, non siamo noi che lo vogliamo. Ma non ci tiriamo indietro e sono in programma nuove iniziative. La Lares non è morta». «Forse pensano che siamo in quattro gatti a portare avanti la battaglia ma non dimentichiamoci che abbiamo con noi tanti micini: 98 per l’esattezza», aggiunge Angelo Lupi.

 

Lo «zoccolo duro» del presidio non demorde. Sono una ventina. Tutti i giorni rispondono all’appello, escono di casa per recarsi nell’ex deposito di biciclette di via Ponchielli. Un punto di riferimento per i colleghi, per l’organizzazione di iniziative ma anche per condividere le problematiche quotidiane. Mangiano insieme. Dividono tutto. E oggi ci si prepara all’ennesimo inverno. «Siamo in mezzo alla strada», scuote la testa Graziella Provoli.

«Se non siamo noi a rompere le scatole non viene a trovarci nessuno. Ma arriviamo ai ringraziamenti: grazie a tutte le persone che hanno contribuito a far chiudere Lares, sperando che possano raccogliere un giorno quello che hanno seminato». «Il problema è anche di chi era a un passo dalla pensione e vede vanificati tutti questi anni di lavoro — continua Giovanna Li Turi —. A me mancano tre anni, o meglio, con la nuova legge e le nuove finestre quattro. Ho buttato via 35 anni? Non si trova nulla, almeno chi è vicino al traguardo dovrebbe avere diritto a un accompagnamento». «Noi 50enni ci portiamo dietro un bagaglio di 30.000 euro di sgravi fiscali e di incentivi per chi ci assume. possibile che non ci sia un imprenditore che ci prenda? Almeno potrebbero darli a noi, costeremmo sicuramente meno». Facciamo il giro della tavolata: a Graziella mancano 4 anni, ad Angelo 3, a Daniela 4, Nunzio 5, Leonardo 6 e Luca non può neanche pensarci: ha 32 anni, lavorava in Lares da 12, la strada è ancora lunga e in salita.

«Non capisco perché hanno voluto dividere la lotta tra Lares e Metalli Preziosi — continua Beltrame — loro possono avere diritto a proproghe della cassa integrazione perché hanno un ipotetico imprenditore. E noi? Dopotutto quello che è successo, con le indagini ancora in corso sul commissario nominato dal Ministero... Possibile che non ci venga riconosciuto nulla? Abbiamo diritto come gli altri! E non è la guerra tra poveri, sia chiaro, lo dicono i fatti». All’orizzonte la mobilità, e ancora tanta incertezza.