Cologno, studenti scambiati per profughi: «Qui per Expo»

La psicosi dopo l'invasione di Bresso

La comitiva in vacanza

La comitiva in vacanza

Cologno Monzese (Milano), 26 agosto 2015 - Code fuori da Villa Casati per chiedere informazioni agli uffici, social network pieni di commenti, fiumi di polemiche e addirittura un’interrogazione urgente da protocollare. Una vera e propria psicosi da «arrivo profughi».

Ad alimentarla sono stati esponenti del centrosinistra, colti al ritorno dalle ferie dal passaparola di alcuni colognesi. «In città sono arrivati 15 kenioti». Avvistati prima a bordo di pullman e poi visti entrare e uscire dall’Hotel Sporting di via Cavallotti. Insomma, richiedenti asilo politico dalla pelle nera alloggiati presso un albergo stellato. Apriti cielo.

«Il sindaco non sa nulla? Mente». E ancora: «Fortuna che la Lega avrebbe blindato la città. Tutte le promesse in campagna elettorale dove sono finite?». C’era anche chi aveva messo in fila gli ultimi avvenimenti e ricostruito un accordo pregresso, come Giovanni Cocciro, ex assessore e oggi capogruppo Pd. «L’amministrazione pochi giorni fa ha ricevuto il ministro del Senegal. Poi arrivano i profughi, che la precedente Giunta non ha mai ospitato. Coincidenze? Non penso».

Persino i fuoriusciti del Carroccio non si sono tirati indietro dal commentare la notizia. «Da un leghista una roba simile è un pugno in un occhio». E poi Riccardo Pase, segretario provinciale dei lùmbard, che fa? «Prima se ne va a Bresso a gridare contro l’invasione e poi non si accorge di averla in casa? Un po’ di coerenza, suvvia».

Peccato che esponenti di opposizione e singoli cittadini abbiano preso uno dei granchi più grossi della storia colognese. Nessun clandestino, solo clienti paganti. Perché quel gruppo di profughi altro non è che una comitiva di studenti di un college inglese, venuto a Milano in gita per visitare Expo.

«Un razzismo becero e strumentale che dimostra un’ignoranza spaventosa. Milano in questo periodo riceve stranieri che studiano, lavorano, fanno i turisti e sono una risorsa ben diversa dal quel sistema di clandestini, che invadono il nostro Paese e diventano costi sociali tolti alla nostra gente in difficoltà. Persone che, come a Bresso, si permettono di bloccare strade e lamentarsi per vitto e alloggio che noi paghiamo – commenta Pase -. Purtroppo alla bufala si sono aggiunti ex leghisti frustrati che, nella ricerca di visibilità, non distinguono la fantasia dalla realtà».

Insieme alle forze dell’ordine, il sindaco Rocchi, pure lui leghista, ieri pomeriggio ha visitato la struttura ricettiva di via Cavallotti. «La deformazione della realtà che ho visto oggi è una vergogna e un pericolo. Attenzione tutti, di qualunque matrice politica: nero non equivale a clandestino – ricorda Rocchi -. Alla tensione tra i colognesi, si aggiunge il danno d’immagine arrecato al Comune e all’Hotel Sporting». Razzismo a orologeria, denuncia il primo cittadino. Il patto resta quello della campagna elettorale: «Cologno non ospiterà profughi».