Cinisello, modella torturata per mesi: Rossetto resta in carcere

Niente domiciliari in attesa del giudizio

I carabinieri fuori dalla casa degli orrori in via XXV Aprile

I carabinieri fuori dalla casa degli orrori in via XXV Aprile

Cinisello Balsamo (Milano), 30 giugno 2015 - Claudio Rossetto resta in carcere. Il sedicente agente di moda, che per sei mesi aveva sequestrato e torturato una modella svedese di 23 anni, non sarà agli arresti domiciliari in attesa del giudizio. Ieri i carabinieri della Compagnia di Sesto San Giovanni hanno infatti notificato all’aguzzino 41enne un’ordinanza di custodia cautelare, emessa dal giudice per le indagini preliminari di Monza. Una misura che è stata spiccata dopo il lavoro investigativo condotto in questi mesi dai militari di Cinisello Balsamo, che lo scorso 23 marzo avevano proceduto con l’arresto di Rossetto nell’abitazione di via XXV Aprile e la liberazione della ragazza. In queste settimane tutto il materiale dei carabinieri ha trovato perfetto riscontro, andando così a cristallizzare ciò che era già emerso durante la raccolta degli elementi utili. In caserma c’era stata la fila di ragazze che avevano risposto all’appello, raccontando di aver avuto contatti con il 41enne, abituato ad adescare le sue vittime sui social network, promettendo un futuro facile nel mondo dello spettacolo. Poi c’era stata l’analisi attenta, certosina, di un’agenda trovata nella camera di Rossetto: appunti, numeri, indirizzi. E poi computer, carte, pagamenti nelle discoteche e negli altri locali milanesi.

Le tracce si sarebbero così fatte prove, inducendo al nuovo provvedimento cautelare che ha raggiunto il finto agente già in carcere. Il quadro, insomma, è apparso esaustivo. Soprattutto dopo l’incidente probatorio, disposto dal magistrato, che lo scorso mese ha riportato la modella svedese in Italia per testimoniare contro il suo aguzzino, che era arrivato persino a rasarle a zero i capelli e sfregiarla con bruciature sul corpo. Sei mesi di violenze inaudite all’interno delle mura domestiche. Picchiata, minacciata e segregata nella casa di via XXV Aprile, dopo essere stata adescata su Facebook. In quella sede, la miss aveva ribadito tutte le accuse: le torture subìte, le minacce, le violenze sessuali. La casa degli orrori, l’aveva definita. E quell’esperienza traumatica diventerà anche l’oggetto di un libro autobiografico, come aveva annunciato al sindaco Siria Trezzi che l’aveva incontrata lo scorso mese in Comune. Accuse sempre più gravi su Rossetto. Su cui pesano anche i precedenti. Nel 2008 aveva rapito una 18enne bielorussa, torturandola nel box dello stesso edificio. Anche quella volta erano stati i carabinieri di Cinisello ad arrestarlo. Aveva scontato 5 dei 7 anni di condanna per sequestro di persona, percosse e violenze sessuali ed era uscito di prigione a dicembre 2013.