Campo nomadi a Cinisello, i conti non tornano. La comunità Sinti non paga il Comune

Tredici le famiglie in via Brodolini. Al municipio mancano 20mila euro

L'accampamento in via Brodolini

L'accampamento in via Brodolini

Cinisello Balsamo (Milano), 29 giugno 2015 - In pochi lo sanno, ma Cinisello Balsamo è l’unico tra i comuni del Nord Milano che ospita sul suo territorio un «campo nomadi» autorizzato. Dal 2010, in via Brodolini, è stata allestita un’area di «sosta camper» simile a quelle che in altre realtà comunali hanno scopi turistici, per ospitare una comunità di nomadi Sinti (di nazionalità italiana e residenza cinisellese). Più che un’operazione di politica di integrazione è stata la presa d’atto di una situazione che si era incancrenita da anni. La comunità dei giostrai Sinti vive e risiede a Cinisello da oltre 30 anni e ha sempre occupato con il suo seguito di roulotte una serie di aree pubbliche marginali della città. Quando a fine 2010 gli è stata assegnata la nuova area i patti erano stati chiari: il Comune aveva realizzato 13 piazzole in una zona recintata e protetta da un cancello, con carico e scarico di acqua per le funzioni delle roulotte. In cambio i Sinti dovevano pagare un canone semestrale di occupazione di 290 euro. Inutile dire che i posti erano andati a ruba. Già dal 2011 il campo ha fatto registrare il tutto esaurito. Ma oggi i conti non tornano. Quasi nessuno ha mai pagato. Tanto che il debito sfiora la soglia 20mila euro. Non si tratta di cifre da capogiro, per carità, ma a saltare è il principio di integrazione di questa minoranza che evidentemente non vuole adattarsi alle regole dell’istituzione. «È grave che queste persone se ne infischino delle regole - commenta Ciro Cesarano, il consigliere comunale di Forza Italia che su questo tema ha presentato un’interpellanza -. È ancora più grave che la giunta debba essere richiamata dai revisori dei conti perché in 4 anni non ha mai attuato strumenti capaci di far rientrare i soldi dovuti».

Un primo piano di rientro era stato fissato poco più di un anno fa. Si chiedeva agli ospiti di pagare i canoni e di versare alcune rate da 50 euro al mese per sanare la parte pregressa. Il risultato è stato che in tutto il Comune ha incasso meno di mille euro. Ora, anche in seguito alle annotazioni dei revisori dei conti che hanno espresso forte preoccupazione per l’incapacità dell’amministrazione comunale di incassare i crediti vantati nei confronti di chi utilizza parti del patrimonio pubblico, sta per partire una nuova richiesta di sollecito. Il Comune ha annunciato di voler recuperare le cifre che fino ad ora non sono state incassate. Ha anche riferito che la situazione all’interno del campo è comunque sotto controllo. Le famiglie ospiti sono le tredici originariamente assegnatarie. Cesarano chiede maggiore severità: «L’istituzione deve essere in grado di far valere le sue regole per tutti - dice Cesarano -. Altrimenti come pretendiamo di chiedere ai cittadini di pagare tasse sempre più alte se c’è qualcuno che riesce a godere di un maggiore lassismo?».