Bresso, i lavoratori dell'aeroporto: «Vogliono chiuderci? Così faranno felici gli speculatori privati»

Viaggio tra i dipendenti dello scalo che rischia i sigilli

Una cabina di controllo all'interno dell'aeroporto

Una cabina di controllo all'interno dell'aeroporto.

Bresso (Milano), 18 aprile 2015 - "Si può rubare un aereo e arrivare sopra l’Expo in tre minuti". Dall’aeroporto di Bresso. È la sconvolgente rivelazione fatta da Fabrizio Gatti sulle pagine dell’EspressoTre giorni fa i sindaci del Nord Milano litigavano per cercare di contenere gli aerei commerciali che qualcuno voleva far atterrare a Bresso in occasione di Expo. Oggi si parla addirittura di chiusura dello scalo, proprio perché vicino ad Expo. Troppo pericoloso per la minaccia di folli e terroristi. Non c’è pace né equilibrio nelle sorti del piccolo scalo bressese che dagli eccessi (come l’ipotesi di far atterrare aerotaxi provenienti da tutta Europa) ora rischia addirittura di soccombere a causa dell’Expo.

A Bresso, in un piovoso venerdì mattina, l’aria che si respira è già di smobilitazione. L’Aeroclub Milano, che dagli anni ‘60 gestisce lo scalo turistico e didattico, sta completando il trasloco dei suoi uffici in un edificio più piccolo. La notizia secondo cui il Prefetto minaccia "provvedimenti di vasta portata" è deflagrata come una bomba piovuta dal cielo sui pochi dipendenti dello scalo. "Sei mesi di chiusura per Expo significano la morte dell’Aeroclub e il licenziamento di tutti i dipendenti – spiegano alcuni di loro – Farà sicuramente felice chi vuole speculare su questo aeroporto. Che dopo Expo finirà nelle mani di qualche società commerciale che ci farà business a spese dei cittadini".

Per il campovolo più antico d’Italia, datato 1912, questo è il momento più buio. Da un lato le accuse sulla sicurezza. Dall’altro i conflitti e le scelte di Enac che ha relegato l’Aeroclub Milano a un ruolo di gregario, sfrattandolo dall’hangar officina per fare spazio a nuove società commerciali vincitrici di una gara d’appalto che ha scatenato ricorsi al Tar e sospetti. "Ora veniamo additati come un covo di terroristi – si difendono alcune delle persone che lavorano quotidianamente nello scalo – Ma rubare un aereo non è poi così facile". Le immagini registrate da Fabrizio Gatti sono però inequivocabili. Entrare nello scalo saltando le reti o passando dai buchi non è un’impresa bensì la normalità.

Senza contare che la pista confina con un campo di accoglienza profughi gestito dalla Croce Rossa dove soggiornano una media di 150 uomini in attesa di un permesso umanitario. "Qui non è mai accaduto nulla – ripete uno dei responsabili della sicurezza interna – Almeno fino a tre anni fa, quando è cominciata una guerra incomprensibile contro l’Aeroclub Milano. Questa associazione ha sempre protetto l’aeroporto e garantito alle comunità locali che non diventasse uno scalo commerciale. Evidentemente questo non va bene a tutti, quindi stanno facendo di tutto per cancellarci".

La sospensione dei voli per i sei mesi di Expo significherebbe mettere a rischio i posti di lavoro di dieci dipendenti e di tutti i collaboratori. Già in occasione della visita di Papa Benedetto XVI lo scalo venne chiuso per due mesi con ripercussioni importanti. "Che senso ha impedire il decollo da Bresso quando l’aereo usato per l’inchiesta dell’Espresso è decollato da Venegono – affermano – Allora dovrebbero chiudere tutti i campovolo della regione. In passato questo scalo è stato presidiato dai militari nei periodi più delicati come le guerre del Golfo e dopo la tragedia del Pirellone. Perché oggi non tornano?".