Giallo di Francesca Benetti, la consulente Bruzzone: "Quel sangue è la firma del killer"

La due macchie di sangue della vittima scoperte nel portabagagli dell’auto di Antonino Bilella sono l’indizio più forte in mano all’accusa per sostenere che il 4 novembre 2013 l’ex custode di Villa Adua, ha ucciso, forse colpendola con un pugnale, la proprietaria della tenuta, Francesca Benetti, insegnante in pensione di Cologno Monzese di CRISTINA RUFINI

Roberta Bruzzone, ospite in varie trasmissioni tv è consulente dell’avvocato che assiste il fratello di Francesca Benetti

Roberta Bruzzone, ospite in varie trasmissioni tv è consulente dell’avvocato che assiste il fratello di Francesca Benetti

Cologno Monzese, 22 dicembre 2015 - La due macchie di sangue della vittima scoperte nel portabagagli dell’auto di Antonino Bilella sono l’indizio più forte in mano all’accusa per sostenere che il 4 novembre 2013 l’ex custode di Villa Adua, nel comune di Gavorrano (Grosseto), ha ucciso, forse colpendola con un pugnale, la proprietaria della tenuta, Francesca Benetti, insegnante in pensione di Cologno Monzese.

«Sono il sogno di ogni criminologo – ha sostenuto ieri Roberta Bruzzone, volto noto delle trasmissioni tv e consulente del legale che assiste il fratello della Benetti –. E’ la firma della assassino, almeno dal nostro punto di vista. Si tratta di sangue che è colato in quel punto, in cui la guarnizione si stacca dietro una pressione, quando il cadavere della Benetti è stato messo nel bagagliaio. Il corpo, probabilmente, era stato avvolto nella coperta che manca dall’appartamento e posizionato nel bagagliaio, dove forse era stato sistemato qualcosa di impermeabile. Ma quando il corpo è stato caricato, ha spostato la guarnizione ed è colato un po’ di sangue». «Quel tipo di macchia – ha specificato Bruzzone – “racconta“ che la manovra è stata compiuta quando la morte era avvenuta da poco. Si tratta di un elemento incontrovertibile, macchie che sono state custodite dalla guarnizione». La difesa di Bilella ha eccepito che nell’appartamento del delitto non sono state trovate tracce della presenza dell’imputato, fatta eccezione per due piccole macchie di sangue.

«Uno scenario compatibile con chi – ha concluso Bruzzone – ha premeditato un delitto e si è protetto. Un delitto che si evince dalla quantità di sangue rilevato, nonostante il tentativo di lavarlo». Ieri, a Grosseto, è andata in scena l’udienza dei consulenti, con le ricostruzioni di come e dove sono state repertate le 28 macchie di sangue della vittima, che sarebbe stata uccisa nell’area vicino al frigorifero senza aver avuto modo di difendersi, e le due nell’auto di Bilella. Una ricostruzione compiuta dal consulente della procura, Cesare Rapone, capitano del Ris di Roma, preceduto dall’altro consulente della famiglia Benetti, il generale dell’Arma in pensione Luciano Garofano, altro volto noto delle trasmissioni televisive, che ha confermato come le tracce nell’appartamento facciano con chiarezza presupporre a «un’aggressione alla vittima». Oggi si torna in aula, con l’udienza clou: Bilella ha accettato di sottoporsi all’interrogatorio. Vuole raccontare alla corte la sua verità.