Delitto Benetti, "Massacrata dal custode Bilella"

Cologno, la Procura chiede il processo per Antonino Bilella, il custode di Villa Adua a Potassa di Gavorrano, ritenuto dalla procura grossetana l’omicida della di Francesca Benetti, ex insegnante di educazione fisica di Cologno Monzese di Cristina Rufini

Carabinieri in villa

Carabinieri in villa

Cologno Monzese (Milano), 17 settembre 2014 - Non è propriamente una sorpresa. Che la procura di Grosseto fosse convinta della sua colpevolezza è chiaro fin da quando è stato chiesto e poi convalidato il suo arresto, il 10 novembre scorso. Durante le indagini sull’omicidio di Francesca Benetti, ex insegnante di educazione fisica di Cologno Monzese, la convinzione dei magistrati Marco Nassi e Salvatore Ferraro si è accentuata fino a chiudere la fase preliminare in poco più di dieci mesi dall’inizio della vicenda che, cominciata come mistero, ritenuta da qualcuno pure un giallo, si sta risolvendo in queste ore con la richiesta di mandare a processo Antonino Bilella, il custode di Villa Adua a Potassa di Gavorrano, ritenuto dalla procura grossetana l’omicida della Benetti.

È lui, per i magistrati, che quella mattina del 4 novembre ha attirato la «signora» - come l’ha sempre nominata nei racconti che ha fatto ai carabinieri che hanno eseguito le indagini - a Villa Adua, dove negli ultimi tempi andava sempre più di rado; ci ha trascorso probabilmente poco più di un’ora: «L’ho anche aiutata a portare nel suo appartamento un contenitore per l’olio», ha raccontato ai magistrati. Il tempo utile, secondo l’accusa, per ucciderla, accoltellandola (ma l’arma del delitto non è mai stata trovata), per caricare il cadavere nel bagagliaio della sua Fiat Punto e poi trasportalo lontano. Sono due le ipotesi, che possono anche andare di pari passo e non escludersi a vicenda, che avrebbero spinto Bilella a uccidere la sua datrice di lavoro e proprietaria di casa. Una passionale: il custode si era invaghito della bella cinquantacinquenne. Si era anche dichiarato. Le aveva fatto dei regali, la perseguitava, secondo quanto raccontato dai suoi familiari. Ma i magistrati non escludono neanche che quella mattina il motivo scatenante possa essere stato la comunicazione della Benetti di volerlo mandare via. Di non volerlo più a Villa Adua. Indizi. Due sostanzialmente quelli più gravi contestati al custode: le due macchie del sangue della Benetti rilevate dal Ris di Roma nel bagagliaio della Punto che sarebbe stata utilizzata dal custode per trasportare il cadavere e l’intenzione di Bilella di disfarsi di quell’auto appena revisionata e del pianale. Comportamenti che per i magistrati indicano la volontà di Bilella di disfarsi di alcune prove. A tutto questo si aggiungono le macchie di sangue del settantenne trovate nell’appartamento della Benetti: la scena del delitto secondo la procura. Nei tre interrogatori davanti ai magistrati Bilella ha sempre negato. «Non ho fatto male alla signora», ha però ammesso di averla vista arrivare a Villa Adua, di averci parlato, ma poi di averla vista risalire in auto e andare via. Non ha spiegato invece la presenza delle macchie di sangue della vittima nella sua auto. Ma nega di averla uccisa.