L'ex assessore Magro a Cologno: "La delibera? Falso in atto pubblico"

L'accusa: sulla riorganizzazione, unanimità simulata. E adesso potrebbe toccare ai giudici

L'assessore Magro (Udc) al quale il sindaco Angelo Rocchi ha revocato le deleghe

L'assessore Magro (Udc) al quale il sindaco Angelo Rocchi ha revocato le deleghe

Cologno Monzese (Milano), 25 giugno 2016 -  Che la delibera sulle posizioni organizzative avesse creato malumori all’interno della maggioranza era chiaro da giorni. Nessun processo nell’individuazione dei criteri e delle pesature, nessun confronto sindacale, nessuna logica all’interno della complessiva riorganizzazione dell’ente. Tuttavia la bagarre che ha portato al defenestramento dell’assessore al Personale Pasquale Magro (UdC) oggi non è politica. Almeno, non solo. Perché il rischio è che presto possa trasferirsi sul piano giudiziario.

Proprio l’ex assessore ieri mattina ha protocollato una comunicazione che va a sconfessare appunto la delibera di Giunta sulle posizioni organizzative. Succede che sull’Albo pretorio il documento dell’amministrazione sia stato pubblicato giorni fa: è datato 8 giugno (5 giorni prima del siluramento di Magro) e riporta il voto favorevole di tutti gli assessori presenti, con l’esclusione di Giuseppe Di Bari (Cologno nel Cuore), assente per malattia.

Eppure non solo non ci sarebbe stato voto unanime, ma la discussione sarebbe stata interrotta a data da destinarsi per trovare una quadra politica tra segreterie prima di tornare in Giunta. Così l’accusa di Magro è che il documento pubblicato sull’Albo pretorio – e quindi eseguibile – sia un falso in atto pubblico. Insieme alla sua firma c’è anche quella degli assessori di Fratelli d’Italia Gianfranca Tesauro e Francesca Landillo, ieri assenti alla riunione settimanale di Giunta.

Nella lettera destinata alla segretaria comunale Maria Fazio i tre scrivono di non aver mai espresso voto favorevole a quella delibera, nonostante appaia l’unanimità. «Quel giorno la Giunta è convocata tramite whatsapp e senza ordine del giorno. Facciamo un’anticamera di due ore, mentre segretaria, sindaco e assessore della Lega sono riuniti tra loro. Poi, senza esserne informato, mi trovo la delibera in discussione». Per la prima volta dalla revoca delle deleghe, Magro parla e ricostruisce una settimana caotica. A partire da quella Giunta. «Landillo chiede 48 ore per entrare nel merito della questione con il suo partito. La seduta è sospesa senza nulla di fatto. Due giorni dopo va in scena una riunione politica dalle 21,30 alle 3 di notte. Ma l’accordo non si trova e il sindaco torna in minoranza».

Passa il weekend e il lunedì Magro scopre che la famosa delibera è esecutiva. «Sono andato dalla segretaria cercando spiegazioni per la pubblicazione non conforme: non è mai stata votata. Subito dopo mi chiama il sindaco e mi chiede di dimettermi. Un’ora dopo il mio no, ricevo dai messi comunali il decreto di revoca delle deleghe». Che, nei fatti, non ha mai esercitato. «Da giugno ho effettuato analisi, ho presentato tre proposte di riorganizzazione mai prese in considerazione. Non sono mai stato d’accordo sull’eliminazione delle posizioni. Mi si chiedeva di non parlare in Giunta, in Consiglio, sono sempre stato impotente: ho subìto solo per evitare che si spaccasse la maggioranza. A cosa serve una Giunta se il sindaco e un partito, la Lega, decidono da soli? Chi non si allinea, va a casa. E altre teste, ora, potrebbero saltare».