Sesso a pagamento con minorenni, arresti choc: prete, allenatore e vigile

Arrestati undici insospettabili residenti tra il Bresciano, la Bergamasca, il Pavese, la Brianza, l’hinterland di Milano e Parma di LUCA DEGL'INNOCENTI e PAOLO CITTADINI

Un uomo osserva immagini di bambini al computer (foto archivio)

Un uomo osserva immagini di bambini al computer (foto archivio)

Brescia, 12 febbraio 2016 - Sesso a pagamento con ragazzini dai 15 ai 17 anni: i carabinieri della stazione ‘Tebaldo Brusato’ di Brescia e gli uomini della Procura hanno arrestato – sono ai domiciliari – undici insospettabili residenti tra il Bresciano, la Bergamasca, il Pavese, la Brianza, l’hinterland di Milano e Parma. Tra questi don Diego Rota, parroco di Solza (Bergamo), Cristian Zilli, allenatore degli Allievi calcio a Treviglio (Bergamo) ed Egidio Bosio agente della polizia locale di Boltiere (Brescia). Ai domiciliari anche il bresciano Claudio Tonoli: arrestato poche settimane fa – nell’ambito di un’inchiesta parallela – per aver avuto rapporti con ragazzini appena maggiorenni, nascondendo loro la sua sieropositività. Nell’inchiesta c’è anche un Mister X. Si tratta di un volto noto della televisione attualmente irreperibile. Cinque i minori coinvolti in questa squallida vicenda che ha preso le mosse dalla denuncia di una madre che aveva intercettato sul cellulare del figlio strani sms dello stesso con adulti sconosciuti.  La donna si è rivolta al comandante di stazione, il luogotenente Vincenzo Reddavide e al suo collaboratore Emanuele Marini, per chiedere aiuto. Così il vaso di Pandora si è scoperchiato «in un’indagine vecchio stile», come ha spiegato il colonnello Giuseppe Spina comandante provinciale dell’Arma di Brescia.  «Centinaia gli incontri di cui siamo a conoscenza. Incontri avvenuti nei pressi di luoghi di culto, di parcheggi di centri commerciali della Bergamasca, talvolta nelle abitazioni degli adulti», spiega l’ufficiale. I ragazzini, si scoprirà, si erano tutti iscritti a un sito di incontri on line: erano a caccia di soldi facili con i gay, dicevano. Ai primi incontri arraffavano i soldi di quella che loro chiamavano ‘marchetta’ e poi filavano via senza consumare. In seguito la decisione del passo ulteriore: vendere il loro corpo. Rapporti orali, anali, visioni di film porno, in cambio di 10, 20, 50 o 100 euro. Magari di una giornata a Gardaland tutta pagata o di una collanina dell’Inter. Oppure di un cellulare, come quello comprato a uno dei giovanissimi dal prete. Nel corso di uno scambio di sms intercettato, un minore chiede al sacerdote: «Ma quante volte lo dobbiamo ancora fare gratis?». Don Diego risponde: «Abbiamo appena cominciato, ce ne hai per 15 volte su 20 pattuite. Se fai meglio e se non mi bidoni sempre, potrei scontarne qualcuna». Al prete, proprietario di un Suv di lusso – si legge nell’ordinanza del Gip –, piaceva consumare rapporti nei pressi del cimitero di Bergamo o davanti alla chiesa di un paese della Bergamasca. «Tutti i clienti – continua il colonnello Spina – erano a conoscenza della minore età dei giovani».