I reggenti, palliativo per le scuole senza dirigenza

"Senza una dirigenza che programmi e organizzi i piani dell’offerta formativa e che disponga dell’organizzazione interna del personale a disposizione, appare improbabile un miglioramento della qualità delle proposte educative"

DA DIRIGENTE scolastico, ho creduto che l’autonomia stabilita da una legge ormai più che decennale potesse essere l’occasione per migliorare i servizi e la qualità della scuola. Era necessario, però, che ci fosse un investimento serio di risorse, a partire dall’assunzione di nuovi dirigenti. Non è andata così. Anche quest’anno tanti istituti sono privi di dirigenza, senza una guida sicura, impossibilitati a garantire una seria offerta formativa alle famiglie che hanno iscritto i loro figli.

M. Rosa P., Monza

LA SCUOLA È SEMPRE al centro di continue emergenze. D’estate soprattutto, dopo la chiusura delle normali attività didattiche, si acuiscono quei mali che, a settembre, sono parzialmente risolti. La figura del dirigente scolastico doveva essere il perno delle riforme passate e soprattutto di quella “Buona Scuola” ancora in via di attuazione. Senza una dirigenza che programmi e organizzi i piani dell’offerta formativa, oggi triennali, e che disponga dell’organizzazione interna del personale a disposizione, appare improbabile un miglioramento della qualità delle proposte educative. Attribuire reggenze a dirigenti, in molti casi già in difficoltà per la complessità dei loro istituti, non può essere un rimedio, è piuttosto un aggravio di funzioni che difficilmente aiuterà le scuole. Il Miur ha garantito un nuovo concorso, con assunzioni rapide entro due anni. I numeri, però, non sono certi. Se i nuovi dirigenti copriranno appena il turn over, cambieranno i protagonisti ma la scena sarà inevitabilmente la stessa. sandro.neri@ilgiorno.net