Covid, stop piste e impianti da sci: "Una scelta senza alcun criterio"

La Lombardia guida la rivolta: un orientamento da rivedere. Servono piuttosto piani per programmare la stagione

Sci e Covid, dubbi sulla riapertura degli impianti (Ansa)

Sci e Covid, dubbi sulla riapertura degli impianti (Ansa)

Milano, 24 novembre 2020 - " Non possiamo permetterci vacanze indiscriminate sulla neve a Natale".Il premier Giuseppe Conte ha lasciato poche speranze. Un macigno sulla Lombardia: "Forse a Roma non hanno ancora capito che gran parte del Paese non vive di stipendio garantito. Mentre a Natale si scierà in Svizzera, in Austria e in Francia secondo il Governo da questa parte delle Alpi dovrà essere tutto chiuso": non usano mezzi termini gli assessori della Regione Lombardia Massimo Sertori (Montagna, Enti locali e Piccoli Comuni) e Davide Caparini (Bilancio e Semplificazione). "Tenere chiusi gli impianti sciistici vuol dire fare fallire l’economia della montagna. È una scelta scriteriata, incomprensibile da parte di un Governo disorientato", rincarano guardando andare in fumo – così sembrerebbe dalle parole del premier – il lavoro sin qui svolto per cercare di aprire in sicurezza gli impianti, culminato proprio ieri con l’approvazione delle linee guida per l’utilizzo degli impianti di risalita nelle stazioni e nei comprensori sciistici da parte degli sciatori “delle Feste”.

Quindi ecco la nota congiunta di Martina Cambiaghi (assessore lombardo allo Sport), Daniel Alfreider (vicepresidente della Provincia Autonoma di Bolzano), Luigi Giovanni Bertschy (vicepresidente della Regione Val d’Aosta), Sergio Bini (assessore al Turismo del Friuli Venezia Giulia), Federico Caner (assessore al Turismo del Veneto), Roberto Failoni (assessore al Turismo della Provincia Autonoma di Trento) e Fabrizio Ricca (assessore della Regione Piemonte). «Pur con la piena consapevolezza delle difficoltà e delle incertezze dettate da questo difficile momento – scrivono gli assessori – tutto il sistema turistico sta lavorando alacremente per un avvio in sicurezza della stagione invernale con il coordinamento degli assessori agli impianti a fune". Dall’aspetto “tecnico” si è passati in serata alla protesta: il Governo riveda l’indirizzo di non consentire la riapertura degli impianti, una decisione definita "incomprensibile" dagli assessori lombardi.

"Questa scelta – sottolineano –, se confermata metterebbe in crisi un intero sistema, che porta un notevole indotto economico, lavorativo e sociale per l’intero Paese. Sono molte le realtà imprenditoriali legate alla stagione bianca che aspettano risposte per programmare la stagione. Anche per incoraggiare chi è impegnato in questo sforzo, oltre che per sollecitare il Governo, le Regioni dell’arco alpino intendono dare un segnale concreto all’intero sistema economico condividendo una data comune per l’avvio della stagione, tenuto conto del quadro sanitario che andrà a delinearsi nelle prossime settimane". "Posso capire che il governo non si renda conto a pieno di questa realtà, ma che non ci ascolti e decida così, no. Noi siamo cittadini come tutti gli altri, paghiamo le tasse come tutti gli altri, abbiamo il diritto ad essere ascoltati, tanto più che siamo una delle pochissime categorie che ancora non hanno chiesto alcun ristoro: a questo punto lo chiederemo", la protesta partita da dal presidente Anef (Associazione nazionale esercenti funiviari), Valeria Ghezzi, che rimarca: "Qui non c’è in ballo il capriccio di qualcuno che vuole andare in vacanza ma l’aspettativa di comunità montane per le quali questo settore è fondamentale. Un colpo basso".

Per la Lombardia un’altra sfida delicata che si aggiunge allìattesa di venerdì quando si avrà conferma del passaggio della regione da zona rossa a zona arancione, un passaggio che, però, secondo più di un esperto, non deve essere vissuto come un “liberi tutti“. Nei giorni scorsi era stato Massimo Galli, infettivologo dell’ospedale Sacco di Milano, a mettere tutti in guardia: "Le evidenze dei dati dicono che non è che da un giorno all’altro possiamo tornare a fare tutto come prima solo perché abbiamo avuto una flessione dell’Rt senza aspettare che questa si consolidi".