Sanità, Rizzi al giudice: "Mai preso un euro. Longo? Soltanto un millantatore"

I verbali con le dichiarazioni del consigliere regionale finito in cella di STEFANIA TOTARO

Fabio Rizzi

Fabio Rizzi

Monza, 2 marzo 2016 - "Nego di aver preso tangenti, io dalla politica non ho mai preso una lira. Anzi forse ci ho solo rimesso". Lo dice al giudice, «manifestando una intensa emozione e commozione», Fabio Rizzi, l’ex presidente della Commissione Sanità della Regione Lombardia in carcere dal 16 febbraio per l’inchiesta sulla corruzione negli appalti alla regina dell’odontoiatria Maria Paola Canegrati. «Sulla riforma della sanità non ho preso un euro», prosegue Rizzi in quelle che tecnicamente sono definite spontanee dichiarazioni, spiegando che «delle false fatture di 25 mila più 25 mila (euro, Ndr)si dice che parte di questi soldi siano andati a me, ma non come tangente, solo perchè a Longo (Mario Longo, il suo portaborse anche lui arrestato, Ndr) avevo prestato dei soldi per i nostri rapporti in comune per la società Lorimed».

Rizzi spiega anche cosa sia la Lorimed. «Sono le iniziali Longo, Rizzi, Med, la società che volevo creare con Longo, ma io finisco in Senato e non mi posso dedicare alla società, per cui Longo cerca di condurla da solo, ma va male. A quel punto pensiamo alle società da fare gestire alle ragazze, cioè la mia compagna e quella di Longo, che però non sono prestanomi per nascondere chissà quale corruzione». E ancora: «L’idea era di un’attività legittima in prospettiva di una mia definitiva uscita dalla politica e per il mio futuro. Non credo più nella politica, credo in un progetto imprenditoriale all’estero, che possa avere vita all’estero, senza andare via dall’Italia». Il consigliere regionale (sospeso) si aggancia allora all’ospedale pediatrico in Brasile: «Volevamo esportare il know-how lombardo in quel Paese. All’inizio non pensavo vi potesse essere anche un’attività imprenditoriale ma poi mi venne detto che potevo ricevere una certa percentuale sull’opera effettuata di attività produttiva concreta ed effettiva e legale, come attività legittima dell’ospedale».

Sui rapporti con la Canegrati, Rizzi dichiara che «sono pari a poco più di nessuno. La conosco da quando sono stato in Senato nel 2011, quando Mario Longo mi chiese un appuntamento con l’assessore della Regione Piemonte di allora. Lei voleva sponsorizzare una parte della mia campagna elettorale. Comprai dei gadget e mi fu emessa fattura, ma non incontrai la Canegrati per stabilire alcunchè sulle sue partecipazioni ad appalti vari. Mai ho detto di farla lavorare. Lei non ha bisogno di me per vincere gli appalti». Rizzi sostiene che «il suo errore è non avere controllato i miei collaboratori, che invero non erano collaboratori, ma amici». Soprattutto Mario Longo, «uno che amplifica sempre tutto per farsi grande, un cacciaballe, anche nel millantare amicizie e poteri, anche se io non rinnego la nostra amicizia pluriventennale».