Milano, 2 febbraio 2014 - "La mamma è sempre la mamma". Quante volte si sente ripetere questa frase? Un modo per  ricordare l'importanza della figura materna: la mamma come faro, come pozzo di conoscenza, come spiaggia sicura, come guida, anche nell’assenza. La mamma simbolo dell’Amore infinito e della comprensione incondizionata. Per questo, la mamma si preoccupa sempre dei suoi bambini, soprattutto quando sono piccoli. Li controlla e li cura in ogni loro aspetto.

Tra questi, l'adeguata alimentazione. In quanto elemento osservabile e misurabile attraverso il peso corporeo e la crescita, è da tempi immemorabili considerata uno dei terreni più fertili per misurare il sano sviluppo del bambino, soprattutto nei primi anni di vita. E se si riscontra qualche problema, non bisogna avere paura di intervenire. Esistono, infatti, centri creati proprio per affrontare queste difficoltà. Associazione Pollicino e Centro Crisi Genitori Onlus è  un’Associazione che promuove iniziative di prevenzione ed intervento sui disordini del comportamento alimentare da 0 a 16 anni. Abbiamo approfondito il lavoro di questo centro con la Presidente,  Dottoressa Pamela Pace (Psicoanalista, Psicoterapeuta, Psicologa) e la Vice Presidente: Dottoressa Aurora Mastroleo (Psicoterapeuta, Psicologa).

 

Cos’è l’Associazione Pollicino e di cosa si occupa?

L’Associazione Pollicino e Centro Crisi Genitori Onlus è un Centro per la prevenzione e la clinica dei disordini del comportamento alimentare in età pediatrica. È stata fondata a Milano nel 2006 con l’obiettivo di rispondere al preoccupante, ed oggi sempre più crescente, aumento dei disordini alimentari in infanzia. È costituita da un’équipe multidisciplinare(psicoanalisti, psicoterapeuti, psicologi, medici, pediatri, neuropsichiatri, ostetriche e psicomotricisti) che collaborano a partire da due aree fondamentali: clinica e prevenzione. L’area clinica include gli spazi del consultorio psicologico (il primo colloquio è sempre gratuito), le psicoterapie e l’ambulatorio pediatrico. L’area della prevenzione si sviluppa a partire dai progetti nelle scuole che hanno l’obiettivo di sensibilizzare rispetto all’importanza e all’efficacia dell’intervento precoce nella prevenzione di disturbi del comportamento alimentare. Prevenire, soprattutto in infanzia, è un operazione possibile.

A che età si può cominciare a parlare di disturbi alimentari nei bambini?

Spesso, in età pediatrica, possiamo parlare di disagi alimentari e non di disturbi alimentari. I disagi alimentari sono spesso quadri transitori e che rappresentano la modalità con cui il bambino manifesta un malessere, una fatica, una difficoltà evolutiva: in questo senso l’uso alterato del cibo (rifiuto, richiesta continua, selettività) e dell’atto alimentare (rifiuto di stare seduti a tavola o mancato utilizzo delle posate) sono dei messaggi che il bambino invia all’adulto che si prende cura di lui e che necessitano quindi di essere accolti, compresi, interrogati. I disturbi alimentari, come anoressia, iperfagia e obesità, sono invece quadri più complessi, che perdurano da più tempo e che sono caratterizzati da una forte rigidità e oppositività. Nella nostra attività clinica e analizzando i dati che emergono dalle chiamate ricevute al Numero Verde dell’Associazione (800.644.622) abbiamo incontrato bambini anche molto piccoli che, già durante l’allattamento, mostravano una difficoltà o un rifiuto legato al momento del pasto.

Come si riconoscono?

È sempre bene che i genitori possano osservare, valutare l’umore del bambino e capire da quanto tempo è presente il comportamento che li preoccupa: una madre ed un padre attenti possono facilmente riconoscere se si tratta di un comportamento transitorio relativo ad una maggiore stanchezza e fatica del figlio (legata, ad esempio, all’ingresso del bambino all’asilo nido, alla nascita di un fratellino, al rientro della mamma al lavoro…).

Quando bisogna intervenire e in che modo?

È opportuno che i genitori intervengano, rivolgendosi ad uno specialista, nel momento in cui colgono i “campanelli d’allarme”, riconoscendoli come segnali di un disagio alimentare. Sovente i genitori si rivolgono al pediatra, la figura privilegiata capace di operare una prima valutazione e di intuire la serietà del disordine alimentare. È proprio il pediatra infatti che conosce il bambino e la storia della sua famiglia fin dalla nascita e quindi può, dopo un’accurata indagine medica, escludere le eventuali cause organiche ed indirizzare quindi i genitori ad un consulto psicologico.

Da cosa sono dovuti?

La causa di disagi psicologici o difficoltà dei bambini viene spesso cercata all’interno dell’ambiente familiare: non è così! Non esiste infatti una relazione causale tra famiglia e disordini alimentari anche se, parlando di bambini anche molto piccoli, resta di centrale importanza la qualità del rapporto tra il bambino e i suoi oggetti d’amore. Il comportamento alimentare è sia un istinto (il bambino apre la bocca cercando il latte fin dai suoi primi istanti di vita) che un appreso (il figlio infatti tende ad imparare e ad imitare il valore e il significato del cibo a partire da ciò che vede e sente all’interno delle mura domestiche). Proprio per questo è bene che i genitori non solo diano il buon esempio a tavola ma che, soprattutto, evitino utilizzi distorti del cibo ricattando, intimidando il bambino.

C’è un modo per prevenire questi problemi?

Sensibilizzare le famiglie rispetto all’importanza dell’intervento precoce, accogliendo i disagi alimentari come un comportamento da interrogare, è la prima ed efficace forma di prevenzione. Occorre poi tenere presente la catena cibo-affetto-messaggio: all’interno del rifiuto o della continua ricerca di cibo è sempre presente un messaggio che il bambino rivolge ai propri genitori.  Prevenire significa quindi aiutare i genitori e gli operatori dell’infanzia (insegnanti, educatrici) a riconoscere i segnali di disagio del bambino anche molto piccolo e a cogliere il messaggio nascosto che il comportamento alimentare veicola.

Quali sono i più comuni e in quali età?

Ogni disagio alimentare è soggettivo: dice cioè qualcosa di quel particolare bambino in quel momento. Proprio per questo è difficile generalizzare, trovando le modalità e le forme più comuni in cui il disagio si manifesta. Generalizzando, potremmo indicare come momenti particolarmente faticosi per il bambino quelli che coincidono con la separazione: del bambino dai suoi oggetti d'amore e dall'ambiente famigliare e viceversa. Capita sovente che, ad esempio, con l'avvio dello svezzamento e con l'introduzione delle prime pappe possano sorgere alcune difficoltà.

Lo svezzamento è un momento che richiede particolare cura e attenzione

La peculiarità dello svezzamento è che è un'esperienza che implica sempre la presenza di due persone: la mamma e il bambino. La garanzia di un buono e sereno svezzamento risiede in due elementi: un armonioso allattamento e la disponibilità di mamma e bambino ad operare questa prima separazione, ad uscire dal “corpo a corpo” per inserire ed accogliere all'interno della loro relazione qualcosa (le pappe) che arrivano dal mondo esterno. Lo svezzamento implica sempre una perdita che impegna sia la mamma che il bambino e , ogni perdita, richiede tempo e implica un'alternanza di conquiste e di momenti di regressione, aggressività e paura. Ecco allora che in questo momento i bambini possono arrivare a rifiutare il “nuovo cibo” che la mamma propone: chiudono la bocca, girano il viso appena vedono il cucchiaino, sputano. A partire dall'importanza e dal significato di questo momento, consigliamo alle mamme di accogliere, rispettare e dare spazio alle risposte aggressive del proprio figlio cercando di non considerarle come degli attacchi personali ma invece come l'espressione della fatica del bambino a perdere non solo il  seno/biberon ma anche l'unicità di quel contatto così intimo e avvolgente che l'allattamento gli garantiva.

Differenze tra maschi e femmine?

I dati clinici raccolti in questi 7 anni di attività consultoriale, e nel costante confronto anche con i nostri pediatri e neuropsichiatri, ci hanno permesso di evidenziare che, fino ai 6-7 anni di età, il disagio alimentare si presenta nella stessa misura nel maschile e nel femminile. Anzi la percentuale dei bambini è maggiore rispetto alle bambine. Tale dato subisce un graduale e netto ribaltamento con l’entrata nella pubertà che segna sicuramente una maggior presenza dei disordini alimentari nel campo femminile. Questo ci ha fatto pensare che, mentre nella prima infanzia i disordini alimentari veicolano disagi e difficoltà più legati alla separazione e alla qualità della relazione con l’altro, a partire dalla pubertà l’entrata in campo delle vicissitudini pulsionali e delle trasformazioni fisiche lega i disordini alimentari soprattutto al rapporto del soggetto con il proprio corpo, con il controllo delle pulsioni, con le esigenze sessuali e le difficoltà legate all’entrata nel sociale e nel gruppo dei pari. A tal riguardo l’associazione sta conducendo uno studio approfondito.

Molte persone si rivolgono a voi?

Con l'apertura del Servizio di Numero Verde riceviamo quotidianamente telefonate da tutta Italia. L'Associazione ha sede a Milano ma in questi anni ha costruito una rete di collaboratori esterni che accolgono, su nostro invio, le domande provenienti da altre regioni. Alla telefonata al Numero Verde segue un primo colloquio di consultazione gratuito con una psicologa. L' Associazione lavora anche con le Scuole (dai nidi ai licei) della città di Milano e provincia, proponendo dei progetti di prevenzione rivolti ai genitori e agli educatori ed insegnanti: accade spesso che le conferenze e gli sportelli d'ascolto nelle scuole diventino bacino di raccolta dei piccoli dubbi genitoriali, di perplessità, di difficoltà e di preoccupazioni per le quali l'Associazione offre uno spazio d'ascolto singolare. I dati statistici che raccogliamo ed elaboriamo dal 2006 hanno evidenziato un aumento esponenziale della domanda, soprattutto quella che riguarda il disagio infantile in età pediatrica.

Novità e progetti per il futuro?

“Nutrire il cuore” è lo slogan dell' Associazione Pollicino e Centro Crisi Genitori Onlus ed è l'oggetto della campagna di comunicazione che verrà veicolata sia  attraverso le reti televisive nazionali sia sul web. L'obiettivo della campagna di comunicazione ricalca l'obiettivo con cui è stata fondata l'Associazione: prevenire è meglio che curare e nell'infanzia è un'operazione possibile.

di Marion Guglielmetti