Senago, la disfatta di villa Borromeo: è fallita

Guai per la prestigiosa dimora trasformata in hotel di lusso

L’ultima proprietà aveva trasformato il palazzo in un resort a cinque stelle con camere affrescate e aree per eventi

L’ultima proprietà aveva trasformato il palazzo in un resort a cinque stelle con camere affrescate e aree per eventi

Senago (Milano), 1 luglio 2015 - Ancora guai per la storica villa Borromeo di Senago. L’antica dimora, appartenuta alla nobile famiglia milanese e poi dopo varie peripezie diventata hotel di lusso gestito da una società, è stata dichiarata fallita. Il provvedimento è stato emesso dalla sezione fallimentare del Tribunale di Milano il cui giudice, Guido Macripò, ha nominato un collegio di tre curatori che hanno già effettuato un sopralluogo nell’hotel «cinque stelle lusso». Nel provvedimento il magistrato «assegna ai creditori e ai terzi, che vantano diritto reali o personali su cose in possesso del fallito, il termine perentorio di trenta giorni prima dell’udienza del 21 dicembre 2015, per la presentazione di insinuazione e dei relativi documenti». La sede legale di Villa San Carlo Borromeo srl si trova a Milano, ma tutta l’attività operativa è a Senago, sede del lussuoso hotel. La notizia del fallimento ha subito scatenato decine e decine di commenti su facebook dove in parecchi ripercorrono la storia di questa stupenda struttura acquistata nell’83 da Armando Verdiglione che l’ha completamente ristrutturata ricavando nei sotterranei anche un grande centro congressi capace di mille posti.

Prima di Verdiglione c’erano stati interessamenti da parte di Comune, Provincia e Università di Milano. Tutto però era finito nel nulla. La villa del XIV secolo è immersa in un parco secolare di dieci ettari e dista pochi chilometri da Expo. Ha sale e camere affrescate e dispone di un ristorante e di 20 sale per eventi. Qui hanno soggiornato famosi personaggi come San Carlo Borromeo, Pindemonte, Manzoni, Verga e Borges e Alina Castro. La notizia ha suscitato naturalmente un grande dibattito tra i senaghesi divisi tra chi la voleva bene pubblico e chi privato. «Qualunque sia la causa del sequestro a me spiace molto – commenta Luisa Tavecchia –. I miei nonni ci hanno abitato per 60 anni. C’era ancora il conte Febo Borromeo e poi il conte Carlo. Ho passato lì la maggior parte della mia infanzia e giovinezza. Sono contenta che non sia diventata patrimonio pubblico perché sicuramente avrebbe fatto la fine di villa Sioli, lasciata morire». Al numero telefonico della villa non risponde nessuno. Sui siti le prenotazioni sono aperte, ma si è saputo che chi aveva già prenotato per il matrimonio si sarebbe rivolto ad altri ristoranti. Otto mesi fa le Iene avevano fatto un servizio in cui parlavano creditori e personale non pagato.