Cesate, la ricetta per i profughi: "Noi qui lavoriamo, così ci conoscono"

Quando l’integrazione si costruisce a piccoli passi

Foto di gruppo per gli immigrati

Foto di gruppo per gli immigrati

Cesate (Milano), 26 luglio 2016 - «A Cesate non abbiamo paura dell’uomo nero, l’integrazione si costruisce a piccoli passi». A dirlo è il primo cittadino Giancarla Marchesi. Su Facebook ha postato un video dei campi estivi della Friesian Team, quest’anno nello staff ci sono anche alcuni profughi fra gli animatori. «Un video bellissimo, da vedere, uno dei nostri richiedenti asilo mostra ai bambini le danze del Gambia e tutti ne sono incantati. Nessun problema da parte dei genitori», dice il sindaco con riferimento va alla vicenda di Peschiera Borromeo, dove la presenza di animatori stranieri ha scatenato la polemica.

Qui la fotografia è un’altra. «Da gennaio in città ci sono 25 giovani africani. Scappati dalla Nigeria, dal Ghana, dal Senegal, migranti e richiedenti asilo, in attesa che la Prefettura definisca il loro status e che possano ricongiungersi con i propri familiari in Germania o in Francia», prosegue Marchesi. Sono ragazzi fra i 18 e i 30 anni, seguiti da Integra onlus. L’associazione ha vinto un bando europeo e ha affittato tre appartamenti per ospitarli, seguono tutti un corso di italiano, a turno si occupano della cucina, delle faccende domestiche, si rendo utili per la comunità. Le diffidenze iniziali mostrate da alcuni cesatesi al loro arrivo sono state superate. «Non ci siamo inventati nulla di speciale, i ragazzi lavorano per la città, con le associazioni, si sono fatti conoscere e le paure sono state superate», continua il sindaco. La ricetta funziona, tanto che il viceprefetto Alessandra Tripodi se n’è interessata. «Abbiamo preparato una relazione con la lista di quello che è stato fatto», prosegue Marchesi che ha firmato insieme al proprio braccio destro Laura D’Angelo con deleghe al Welfare locale la lettera per il viceprefetto.

L'elenco è lungo. Il 25 giugno in piazza è andato in scena «Il Barbiere di Siviglia». Rivisitato. Oltre a cantanti professionisti e a un’orchestra di 35 elementi, a esibirsi sul palco c’era il gruppo dei giovani africani. I profughi inoltre puliscono le strade, le aree verdi, aiutano negli allestimenti delle feste estive. Hanno zappato la terra del primo orto sociale dietro al campo sportivo, realizzato da un giovane studente di agraria che da solo non ce l’avrebbe mai fatta. «Non staranno qui per sempre, altri ne arriveranno. Con loro abbiamo cominciato un esempio di accoglienza che ha messo le basi per il futuro e per quelli che seguiranno. Un lavoro fantastico realizzato insieme al territorio, alle associazioni, un passo dopo l’altro», conclude il sindaco.