Giovedì 18 Aprile 2024

Ma la ragione non ci salverà

NON sarà la ragione a salvarci. Concordo con l’amico Antonio Patuelli quando, nell’articolo odierno, attribuisce al vuoto istituzionale europeo il ritorno in auge dei nazionalismi. Temo però che contrapporre alle «risposte istintive» delle destre xenofobe il «metodo della ragione» non ci porti lontano.

DI RAZIONALE la natura umana ha poco e la scelta politica pochissimo. «La nostra mente è sempre l’ultima a sapere», ha chiarito il neuroscienziato statunitense Michael Gazzaniga. «Il cervello politico è un cervello emotivo» , ha certificato lo psicologo Drew Westen. Anni fa, un suo collega, Alex Todorov, ha chiesto agli studenti di Princeton di giudicare alcuni politici poco noti impegnati in campagna elettorale sulla sola base dell’espressione del volto ritratta in foto. Nei tre quarti dei casi sono stati eletti coloro che gli studenti avevano giudicato più simpatici e competenti. I corpi parlano, e quel che dicono conta più delle parole. Non solo. Come ha chiosato Westen, «più un messaggio è puramente ‘razionale’, meno è probabile che attivi i circuiti emotivi che presiedono al comportamento di voto». La cronaca, come la Storia, è ricca di conferme. Inutile dunque scandalizzarsi per l’affermazione delle destre nel Vecchio Continente. Inutile arricciare il naso di fronte alla scorrettezza politica di Donald Trump negli Stati Uniti. Inutile elencare le possibili conseguenze negative dell’uscita della Gran Bretagna dall’Unione europea.

GLI EFFETTI della crisi economica contano, certo. Ma non spiegano tutto. La rivolta contro le élite c’è, ma non è la causa del fenomeno: è un effetto. La causa dei cosiddetti populismi è la crisi di identità. La crisi delle identità nazionali, la mancanza di un’identità europea che ne faccia le veci. Più in generale, la crisi di identità dell’Occidente. Crisi che le ondate migratorie e il conseguente confronto con il “diverso” non fanno altro che esaltare. È questa la domanda cui la politica deve dare risposte. E si tratta di risposte in fondo esistenziali alle domande di sempre: chi siamo e dove andiamo. Ma soprattutto chi siamo. È per questo che l’approccio ragionieristico dei tecnocrati europei non farà altro che irrigare il campo delle destre antieuropee. È per questo che la demonizzazione di Trump in nome dei sacri valori del politicamente corretto non lo danneggia ma lo rafforza. Serve la politica, certo. La politica intesa come l’arte di risolvere e possibilmente prevenire i problemi. Ma prima ancora è necessario alimentare un’idea di comunità capace di suscitare una qualche emozione. E rassegnarsi al fatto che non sarà la ragione a salvarci.

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