Settimo, dal comitato tutte le ragioni per dire No all’Ecomostro

Il caso Interconnector

Il portavoce Paolo Maccazzola

Il portavoce Paolo Maccazzola

Settimo Milanese (Milano), 22 aprile 2017 - Sedici pagine di osservazioni, dati e tabelle, per dire no all’Interconnector Italia-Svizzera, il complesso e discusso insieme di opere finalizzato al miglioramento della connessione elettrica tra i due Paesi. Anche il Comitato No Ecomostro ha inviato al ministero dell’Ambiente e della tutela del territorio le osservazioni sull’opera che Terna Italia intende realizzare in attuazione alla Legge 99/2009. La procedura di Valutazione d’impatto ambientale era stata sospesa a luglio 2016 per consentire a Terna di completare studi e approfondimenti integrativi in materia ambientale e localizzativa richiesti dal ministero dell’Ambiente e dalle Regioni Piemonte e Lombardia. A dicembre sul sito del ministero dell’Ambiente sono stati pubblicati i nuovi documenti integrativi e gli enti interessati in queste settimane hanno presentato le loro osservazioni.

Dopo il Comune di Settimo Milanese, contrario all’opera, al Ministero sono state inviate anche quelle del Comitato cittadino: «Le nostre non sono osservazioni tecniche ma osservazioni sulla necessità o meno di importare altra energia elettrica nel nostro Paese, sul consumo di suolo che la realizzazione dell’opera e delle due stazioni di conversione comportano – dichiara Paolo Maccazzola, portavoce del Comitato cittadino e agricoltore – Ci saranno gravi e pesanti interferenze con una vasta area inserita nel Parco Agricolo Sud Milano e quindi anche la perdita di produzione agricola. Abbiamo documentato le nostre osservazioni di dati e tabelle di chi su questi argomenti è più esperto di noi».

Nel documento il Comitato Ecomostro chiede alla Commissione Via, nel caso in cui dovesse esprimere parere favorevole al progetto, di sapere se la tecnologia usata è l’unica possibile. Si parla infatti di 218,8 chilometri di nuove linee elettriche con cavi per la trasmissione della corrente ben visibili, 721 tralicci o piloni, fatti di putrelle di ferro e bulloni e due stazioni di trasformazione elettrica grandi come 12 campi da calcio (115.000 metri quadrati ciascuna). «Secondo noi esistono soluzioni alternative a quelle presentate che riducono l’uso del suolo e la costruzione è progettata in modo da contenere l’impatto e con cavi non visibili», conclude Maccazzola.

Altra nota dolente le compensazioni ambientali che Terna non avrebbe previsto. Osservazioni, ma non solo. Va avanti la raccolta di firme tra i cittadini, in queste settimane ne sono state raccolte oltre 200 a sostegno di un documento da inviare a Regione Lombardia e Città Metropolitana, affinché intervengano in difesa del territorio e dei cittadini.