Vigile investito e ucciso dal Suv: "Niente giustizia per Nicolò"

La rabbia dei fratelli del vigile di Rho travolto e ucciso da un Suv a Milano «Il reato di omicidio stradale? Avrebbero dovuto farlo prima» di ALESSANDRO PUGLIA

Niccolò Savarino, nel riquadro e il luogo dell'incidente

Niccolò Savarino, nel riquadro e il luogo dell'incidente

Rho, 6 marzo 2016 - «Finalmente l’omicidio stradale è reato, anche se nessuno ci darà indietro Nicolò». Carmelo e Rocco, sono due dei tre fratelli di Nicolò Savarino, il vigile di Rho ucciso il 12 gennaio 2012 dopo essere stato travolto da un Suv mentre era in servizio a Milano. Alla guida dell’auto che ha trascinato il corpo dell’agente per quasi 200 metri c’era Remi Nikolic, rom minorenne condannato in via definitiva a 9 anni e 8 mesi di reclusione e attualmente detenuto nel carcere minorile Beccaria. Dalla morte del vigile, medaglia al valor civile nel 2013, i fratelli Savarino hanno affrontato quattro anni di battaglie giudiziarie: «Se la legge fosse stata fatta prima forse potevamo risparmiarci tutto questo dolore».

Qual è stata la vostra reazione dopo aver appreso che l’omicidio stradale è diventato reato? «Per noi non cambia nulla. La legge doveva essere fatta prima. Siamo delusi».

Il presidente del Consiglio Matteo Renzi ha dedicato l’approvazione del decreto alle vittime della strada. Come commentate le parole del premier? «A Renzi dico soltanto che la nostra famiglia non è stata risarcita. È troppo facile pronunciare certe frasi adesso. Mio fratello non era sposato, altrimenti povera donna».

La pena definitiva per il pirata della strada che ha ucciso vostro fratello è stata di 9 anni e 8 mesi. Per voi una sentenza ingiusta? «Inizialmente il pubblico ministero aveva chiesto 24 anni, alla fine dell’iter è stato condannato a 9 anni e 8 mesi. Tra qualche anno quindi sarà libero. Adesso sappiamo che è in stato di semi-libertà».

Alla luce del nuovo reato, cosa chiedete oggi alle istituzioni? «Purtroppo non si può fare nulla. Magari si potesse rivedere l’intero processo. Noi abbiamo avuto una sentenza ingiusta. Chi ha ucciso nostro fratello è stato premiato. Nel corso del processi veniva coccolato dagli assistenti sociali e ora sappiamo che, attraverso un interprete, è riuscito a prendere il diploma di terza media. Durante le udienze i suoi familiari arrivavano in Porsche e Bmw, noi in autobus».

Qual è il ricordo più bello che avete di Nicolò? «Il giorno in cui ha superato il concorso per diventare vigile urbano è stato il più bello della sua vita. Era diventato un servitore dello Stato, ma neanche questo è bastato per rendergli giustizia».