A Pregnana c’è un mulino da salvare

E' uno degli ultimi mulini funzionanti lungo il fiume Olona, nel tratto da Varese a Milano. Di proprietà della Fondazione Ferrario, da diverse generazioni

Le pale del mulino con l’affresco sopra l’ingresso

Le pale del mulino con l’affresco sopra l’ingresso

Pregnana Milanese (Milano), 26 luglio 2017 - E' uno degli ultimi mulini funzionanti lungo il fiume Olona, nel tratto da Varese a Milano. Di proprietà della Fondazione Ferrario, da diverse generazioni la sua gestione è affidata alla famiglia Rossi, contadini e allevatori ancora oggi in attività, tanto che per molti è il “Murin di Rusi”. È il Mulino Sant’Elena di Pregnana Milanese, concreta testimonianza della vita contadina e agricola di una volta, da alcuni anni inserito nel Davo, il Distretto Agricolo Valle Olona. Costruito alla fine del 1700, utilizzava l’acqua come forza motrice per muovere le macine che trituravano le granaglie destinate all’alimentazione umana e quelle destinate agli animali. Nel 1818 fu ampliato e ammodernato con tre ruote idrauliche; ristrutturato nel 1861, combatte i “segni del tempo” e sogna un futuro tra modernità, storie da raccontare e oggetti da conservare, magari con un Museo agricolo.

Luigi Paleari, presidente della Fondazione Ferrario, e Giovanni Rossi, che ha ereditato da papà Cesare la passione per l’attività agricola e l’amore per il mulino, sono i Ciceroni di questo viaggio. «È un peccato vedere il mulino in queste condizioni, come Ente abbiamo fatto un preventivo per riqualificare il manufatto, serve più di un milione di euro e il nostro bilancio non ci consente gli interventi - dichiara Paleari -. La mia idea è di trovare un privato con il quale fare un accordo per mantenerlo e valorizzarlo salvaguardando il contesto in cui è inserito e la parte storica. Il Davo si impegna grazie a una convenzione a custodire il mulino e speriamo che attraverso questo organismo si riesca ad accedere a dei finanziamenti per ristrutturarlo».

Sfidando il tempo, sfruttando la forza motrice dell’Olona e senza nulla invidiare alle nuove tecniche di macinazione, le ruote e le macine del mulino continuano a girare per tritare il granoturco destinato alle galline. «Nel 2014 nell’ambito del concorso i Luoghi del cuore del Fai era stata promossa una raccolta di firme, c’era stato molto interesse sul territorio, ma non era bastato per avere un intervento diretto del Fai - continua il presidente della Fondazione Ferrario - nei giorni scorsi è venuto a visitare il mulino anche l’assessore regionale all’Agricoltura Gianni Fava, è rimasto davvero stupito, speriamo che ci sia un interesse della Regione a salvaguardare questo bene».

Ci sono la vecchia abitazione, conla grande cucina al piano terra e le stanze da letto al primo piano, che non si possono visitare per motivi di sicurezza. Stalle, portici e “l’isola”, una vasta area campestre completamente circondata dall’Olona. Molto caro ai padroni di casa anche un affresco del 1857, raffigurante la Madonna Addolorata del Santuario di Rho, proprio sopra la porta d’ingresso: «Non è mai stato ritoccato ne restaurato. Un vero peccato. Di solito nelle sere d’estate ci mettevamo qui sotto a recitare il rosario. Ogni anno i parroci di Vanzago e dei paesi accanto venivano qui in processione per benedire i campi». Un gesto propiziatorio per chiedere un buon raccolto.