Omicidio Marilena Re, la moglie di Clericò:"Mio marito il killer? Lo escludo"

Garbagnate, Alba De Rosa difende il marito accusato di omicidio

Alba De Rosa con l'avvocato Daniela D'Emilio

Alba De Rosa con l'avvocato Daniela D'Emilio

Garbagnate Milanese (Milano), 23 febbraio 2018 - ​«Lo conosco molto bene, mio marito non è capace di fare del male, soccombe ma non reagisce». Alba De Rosa difende il marito Vito Clericò, 65 anni, pensionato di Garbagnate Milanese, accusato dell’omicidio e dell’occultamento del cadavere di Marilena Rosa Re, la promoter 58enne di Castellanza. Scuote la testa quando apprende che il marito nell’ultima versione dei fatti avrebbe confessato l’omicidio e aggiunge «non ci credo».

Per Alba suo marito non può essere il killer di Marilena Re. In carcere a Busto Arsizio dall’11 settembre, Clericò in questi mesi ha raccontato otto versioni differenti su quello che sarebbe accaduto il 30 luglio 2017 quando la promoter, ex vicina di casa di Vito e Alba, è scomparsa di casa ed è stata uccisa e decapitata. Alba, che invece è indagata a piede libero per sequestro di persona, da settembre è ospite da alcuni parenti in provincia di Foggia. Ieri è tornata a Milano per incontrare il marito e ai microfoni di Telelombardia durante la trasmissione «Iceberg» ha raccontato di questi mesi vissuti a centinaia di chilometri di distanza: «Mi hanno infangata, sono stati mesi difficili, mi hanno privato di tutti, dignità, decoro, per me è difficile vivere segregata in questo modo – spiega Alba De Rosa – sono tante le cose che mi passano per la testa e mi chiedo perché proprio a noi?».

Nelle versioni fornite da lui non è mai stata coinvolta, il marito l’ha sempre difesa. «Quella mattina – racconta la donna riferendosi al 30 luglio – quando Vito è rientrato dall’orto era tranquillo, non aveva i vestiti sporchi di sangue come è stato detto, io non mi sono stupita che fosse uscito di casa così presto, lo faceva spesso e poi tornava con gli ortaggi, se fosse successo qualcosa quel giorno me ne sarei accorta, siamo sposati da 44 anni e conosco mio marito». Sui grossi coltelli rinvenuti e sequestrati mercoledì mattina dagli esperti del Labanof nella cucina della villa di Vito e Alba, la moglie spiega «non erano nascosti, erano all’interno di una scatola sopra un armadio in cucina, li usavamo per tagliare la carne quando facevano i salumi, sono sempre stati lì».

Lucida, pacata nei toni ma visibilmente agitata, Alba non nasconde il desiderio di tornare nella sua villa a Garbagnate, in via Livorno. «Lunedì depositeremo una nuova istanza di dissequestro della casa», ha dichiarato il legale difensore, Daniela D’Emilio. E la perizia psichiatrica di parte, con Alessandro Meluzzi, che parla di «personalità molto disturbata»? «Mio marito ultimamente non stava bene, si dimenticava le cose, ma non è un pazzo». Intanto ieri il Gip del Tribunale di Busto Arsizio Nicoletta Guerrero ha nominato la dottoressa Teresa Ferla come consulente della Procura per valutare se le condizioni di salute di Clericò siano compatibili con lo stato di detenzione o se, come suggerito da Meluzzi, è necessario il trasferimento in un ospedale psichiatrico.

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