Omicidio Marilena Re, freddezza omicida o raptus. Si profila un duello di perizie

Sotto esame le condizioni mentali del killer reo confesso

I carabinieri nell’orto di Garbagnate

I carabinieri nell’orto di Garbagnate

Garbagnate Milanese, 22 settembre 2017 - ​Saranno settimane intense, dal punto di vista di esami e accertamenti, per ricostruire esattamente l’omicidio di Marilena Rosa Re, 58 anni, promoter di Castellanza, assassinata e decapitata. Dell’assassinio si è accusato meno di una settimana fa Vito Clericò, 65 anni di Garbagnate Milanese. L’avvocato Daniela D’Emilio ha deciso di ordinare una consulenza psichiatrica sul suo assistito. Nei prossimi giorni sono attesi gli esiti degli esami dei Ris di Parma, che mercoledì mattina hanno prelevato campioni di sangue e altro materiale da casa Clericò, a Garbagnate, dal suo orto e anche dall’abitazione della vittima. I contenitori con i reperti sono partiti alla volta di Parma nella tarda serata dell’altro ieri: i primi esiti dovrebbero arrivare settimana prossima. E in merito alle “parole”, Vito Clericò non dovrebbe sorprendere con nuove rivelazioni, almeno stando a quanto ha dichiarato ieri il suo legale. 

«Per ora non credo - ha precisato D’Emilio - anche perché l’ultima volta il pm ha detto chiaramente al mio assistito che quella sarebbe stata la sua ultima possibilità». Il magistrato Rosaria Stagnaro, titolare del fascicolo, ha dato all’uomo diverse opportunità per dire la verità, che lui avrebbe però utilizzato non troppo bene, fino ad arrivare ad ammettere il delitto. Nel mezzo, ricostruzioni “inverosimili”, prima con la presenza di “altri” misteriosi attori che avrebbero ucciso Marilena per poi abbandonare il suo cadavere davanti all’orto di Clericò, poi un incidente durante una lite con la donna, lei che cade batte la testa e muore e a quel punto il 65enne l’avrebbe finita per poi decapitarla, fino ad arrivare all’ammissione vera e propria: “sono stato io, ho fatto tutto da solo, nel mio orto”. Le sue dichiarazioni, però, non convincono gli inquirenti, che da quei tamponi prelevati nel suo garage dove i cani fiutarono sangue che lui spiegò come «sangue del pastore tedesco che si gratta», aspettano una conferma all’ultima versione. Se quelle tracce ematiche fossero effettivamente umane, di Clericò o di Marilena, salirebbero le probabilità che la donna sia passata dalla villetta degli ex vicini di casa, la mattina della scomparsa, e con esse anche quella che proprio in quel garage possa essersi consumato il delitto. Sempre da esiti di accertamenti e autopsia, potrebbe arrivare un verdetto definitivo sull’autore del delitto: il solo Clericò, come lui stesso sostiene, oppure un massacro a più mani? Intanto l’avvocato annuncia la possibilità di una consulenza psichiatrica. È ipotizzabile che, in questo caso, anche l’accusa vorrà valutare le condizioni mentali dell’indagato.