La potenza della ’ndrangheta di Rho nella testimonianza del boss pentito

Inchiesta sulla criminalità organizzata in Friuli, nuove rivelazioni in un processo

La cena dei boss calabresi a Paderno, simbolo dell'inchiesta "Infinito"

La cena dei boss calabresi a Paderno, simbolo dell'inchiesta "Infinito"

Rho (Milano), 6 luglio 2016 - Radicata  ma soprattutto potente, tanto da garantire una base logistica tra le cosche calabresi e il Friuli Venezia Giulia. La ‘ndrangheta a Rho è stata anche questo. È quanto emerge da un’indagine della Direzione distrettuale antimafia di Trieste, la prima per associazione a delinquere di stampo mafioso nelle regione del Nord Italia. L’inchiesta ha portato in un’aula nel Tribunale di Trieste, il presunto capo della locale di Monfalcone (Gorizia), Giuseppe "Pino" Iona, 51 anni, per un "faccia a faccia", a sorpresa, con un collaboratore di giustizia, il pentito Francesco "Ciccio" Oliverio, 46 anni, ex capo del clan Spinello di Crotone che comandava "sei ’ndrine e un distaccamento a Rho". Il pentito ha descritto Iona come un vero boss, parte di un sodalizio criminale dedito principalmente al traffico di stupefacenti e al traffico illegale di armi provenienti dai Paesi dell’Est. Il collaboratore di giustizia è stato ritenuto credibile poiché era a capo della locale di Rho che avrebbe garantito supporto logistico alla "cosca" friulana tramite un accordo stipulato più di vent’anni fa.

L’ipotesi degli inquirenti è che Monfalcone versasse a Rho il 5% dei guadagni illeciti. Gli accordi prevedevano che la ‘ndrangheta non si facesse notare in una terra fino a quel momento ritenuta immune da infiltrazioni mafiose, in modo tale da poter mantenere blandi i controlli delle forze dell’ordine. Così è stato per molti anni. Il pentito nel corso del faccia a faccia con Iona avrebbe anche reso noti i nomi degli affiliati, pronti a eseguire ogni tipo di ordine. Infatti il boss friulano che non si voleva far notare nell’area di Gorizia, per non destare i sospetti delle forze dell’ordine, preferiva avvalersi dell’"esperienza" degli "amici" rhodensi. I nomi non sono stati resi noti, ma si parla di professionisti insospettabili.

Rho e la ‘ndrangheta, ancora una volta, in pochi anni. Dall’inchiesta Infinito all’arresto dell’ex consigliere comunale del Pd, Luigi Addisi. Fino al tentativo di vendere voti al candidato sindaco Marco Tizzoni, nel 2011. "Le ultime notizie macchiano ancora una volta l’immagine della mia città e provano quanto la piaga ’ndrangheta sia ben radicata e attiva sui nostri territori - commenta Tizzoni - in attesa di avere altre informazioni sull’inchiesta della Dia di Trieste ho chiesto al Presidente Gian Antonio Girelli di convocare al più presto la Commissione Antimafia di Regione Lombardia, della quale sono segretario, per analizzare questa ennesima triste e allarmante vicenda". Anche il sindaco Pietro Romano è allarmato: "Quello che già sapevamo era grave, ma le nuove rivelazioni del pentito sono preoccupanti. In questi anni abbiamo cercato di mettere in campo azioni e anticorpi per impedire infiltrazioni malavitose - commenta - certamente dobbiamo continuare in questa direzione".