Cristian Provvisionato, da 15 mesi ostaggio in Mauritania fra silenzi e cyber spie

Cristian Provvisionato rischia di passare il secondo Natale in cella

Cristian Provvisionato oggi

Cristian Provvisionato oggi

Cornaredo, 22 novembre 2016 - Quindici mesi in ostaggio, senza che la diplomazia italiana sia riuscita a ottenere alcun risultato. Rischia di passare il secondo Natale in cella, da innocente, all’estero, Cristian Provvisionato, 42 anni, il bodyguard di Cornaredo, dal settembre 2015 in una caserma dell’antiterrorismo di Nouakchott, capitale della Mauritania. Con l’accusa, mai espressa in atti ufficiali, di truffa informatica ai danni dello Stato. La truffa in realtà ci sarebbe stata, un affare da un milione e mezzo di euro, mai andato in porto, ma Cristian, che di informatica non sa nulla, è finito in mezzo a una trappola con tutta probabilità ordita da altri, nel momento in cui al governo locale serviva un prigioniero, come figura di garanzia per recuperare il denaro. La vicenda è tanto complessa quanto surreale e affonda le radici della propria trama nelle nuove modalità di spionaggio cibernetico. Nel 2015 la Mauritania aveva stipulato un contratto, con un pool di società straniere, tra cui una di Milano, per la fornitura di 13 sistemi di spionaggio informatico. Sistemi che prevedevano la possibilità di inserire un trojan all’interno dei pc o degli smartphone dei presunti terroristi, o comunque delle persone considerate ostili, per poterne controllare a distanza l’attività. Pagata la fornitura, l’ultimo dei tredici sistemi, di matrice israeliana, considerato quello chiave per attivare tutti gli altri, non era stato consegnato.

Proprio in questa fase, del tutto inconsapevole dei fatti, nell’agosto 2015 entra in scena Provvisionato. Annusata l’atmosfera, sostiene la famiglia, la società milanese chiama Provvisionato al telefono e gli proprone di partire al volo per la Mauritania, prospettandogli un facile lavoro di rappresentanza e di accompagnamento, senza alcun compito di natura tecnica. L’uomo, convinto di restare via per due settimane, anche perché in autunno deve sposarsi, accetta ma ben presto, in Africa, si rende conto di aver dato il cambio a un’altra persona, che può rientrare al posto suo. Di lì a pochi giorni viene arrestato. La famiglia non se sa più niente e lo crede morto fino alla vigilia di Natale, quando riceve una telefonata, scoprendo la verità. Ci vorranno nove mesi perché Cristian compaia davanti a un giudice e molti interventi della Farnesina, finora però del tutto impotente. Nel frattempo Cristian, diabetico, ha perso 30 chili e in Italia in molti, non ultima la trasmissione «Chi l’ha visto?», si sono mobilitati per sbloccare l’assurdo impasse. Ma la sensazione è che la questione sia ormai più politica che giudiziaria e che anche a Roma si stiamo cercando nuove strategie per liberare il cittadino italiano vittima di una truffa a ben più alti livelli. Il ministro Gentiloni ha incontrato il suo omologo mauritano a Marsiglia, il 28 ottobre. La speranza è che abbiano trovato una parvenza di accordo.