Madre di Cornaredo: "A piedi fino alla Farnesina. Mio figlio è prigioniero da 20 mesi"

Domani parte da Siena Doina Coman, la madre dell’ostaggio Cristian Provvisionato

Cristian Provvisionato prima  e durante la detenzione

Cristian Provvisionato prima e durante la detenzione

Cornaredo (Milano), 20 aprile 2017 - "Domani parto verso Siena da dove il 21 seguirò a piedi un cammino verso Roma. #Cristianlibero, lui inizierà lo sciopero della fame, il 1° maggio". Lo aveva annunciato nei giorni scorsi, forse sperava che non fosse più necessario e invece ieri mattina in un post su facebook, Doina Coman, 62 anni, la mamma di Cristian Provvisionato, il 42enne di Cornaredo, trattenuto da venti mesi dal Governo della Mauritania per una presunta truffa informatica ai danni del Paese, ha confermato la volontà di raggiungere la Farnesina a piedi.

«Sono stati 20 mesi di parole e basta, non hanno fatto niente per riportare a casa Cristian, lo Stato ci ha abbandonato - racconta Doina - e così visto che non posso andare a Nouakchott a prendere mio figlio vado al Ministero degli Affari Esteri per chiedere che facciano qualcosa. La storia di Cristian è assurda, è trattenuto ingiustamente in una caserma dal 1° settembre 2015. E’ isolato, non parla con nessuno, ha perso 30 chili. Prima ci sentivamo quasi tutti i giorni al telefono, ora non più perché mi sento in difetto nei suoi confronti quando mi chiede se potrà tornare in Italia e io non ho risposte da dare. E’ davvero desolante, sembra che non stiamo facendo niente per lui».

La mamma di Cristian partirà da Siena venerdì pomeriggio e percorrerà 250 chilometri a piedi lungo la via Francigena. «Camminerò fino a quando le mie gambe me lo consentiranno, poi se non ce la farò più prenderò gli autobus», dice. Un cammino da sola a tappe, lungo il quale sarà ospitata per la notte da amici e conoscenti. Anche se lei afferma, «non sarò sola, ma con tutti voi e con chi vorrà sostenere la mia causa e la mia protesta». Il figlio Cristian era partito il 16 agosto 2015 per partecipare ad un meeting, in sostituzione di un collega. Il 1° settembre è stato arrestato e fino a dicembre Doina e la sua famiglia non hanno avuto nessuna informazione.

«In questi 20 mesi abbiamo trovato solo muri di gomma, mi hanno chiamato in tanti, da destra a sinistra, si occupano di Cristian un paio di giorni e poi spariscono, non fanno nulla - aggiunge - I mauritani sanno di aver sbagliato, ma il problema non è più giudiziario è politico e quindi la politica, ovvero il Ministero degli Esteri, deve fare qualcosa per riportare a casa mio figlio».

Doina ha parlato l’ultima volta al telefono con Cristian lo scorso 13 aprile in occasione dell’audizione alla commissione carceri di Regione Lombardia: «Sono molto preoccupata per la sua decisione di iniziare lo sciopero della fame il 1° maggio - racconta - le sue condizioni sono già precarie, se lo Stato italiano non vuole avere sulla coscienza un altro Regeni, un’altra salma da portare a casa, si muova in fretta e faccia qualcosa».