Cornaredo, la gioia di Cristian Provvisionato: "È stato un incubo. Finalmente a casa"

Ospite del consiglio comunale, ha raccontato la prigionia di 21 mesi in Mauritania. Il sindaco: "Bentornato"

Il sindaco Yuri Santagostino con Cristian Provvisionato

Il sindaco Yuri Santagostino con Cristian Provvisionato.

Cornaredo (Milano), 27 maggio 2017 - Un anno fa nell’aula del Consiglio di Cornaredo l’appello di mamma Doina Coman, papà Carmine e la fidanzata Alessandra Gullo: "Aiutateci a portare a casa Cristian". Lui, Cristian Provvisionato, bodyguard 43enne, trattenuto 21 mesi come ostaggio in Mauritania, venerdì 12 maggio è stato liberato e giovedì sera è andato nella stessa aula per raccontare la sua storia e ringraziare quanti hanno reso possibile la sua liberazione. Un consiglio comunale aperto per dare il bentornato a un concittadino partito il 16 agosto 2015 per partecipare a un meeting, arrestato il primo settembre con la presunta accusa di truffa informatica e per quasi due anni trattenuto a Nouakchott.

"Questa sera tutta la comunità cornaredese qui rappresentata dal consiglio comunale vuole dare simbolicamente il bentornato a casa a Cristian - ha dichiarato il sindaco Yuri Santagostino -, in questi mesi tutti si sono preoccupati, molti hanno conosciuto Cristian proprio in questa brutta circostanza, ma ora siamo felici che sia tornato tra di noi. Quando ci siamo sentiti al telefono, qualche mese fa, Cristian mi aveva anche chiesto di celebrare le sue nozze con la compagna Alessandra: ecco, io sono pronto, vi aspetto". Non è stato facile per Cristian Provvisionato raccontare i mesi vissuti in un Paese straniero, da solo, lontano dagli affetti famigliari, senza conoscere il proprio destino. Ma lo ha fatto con grande sincerità: "Una vicenda così ti cambia la vita, non si potrà mai dimenticare, sono felice ma dentro ho tanta rabbia".

E mentre, giorno dopo giorno, cerca di ritrovare quella normalità che gli è stata rubata, i ricordi affollano la sua mente: "Sono stati 21 mesi difficilissimi, mi ritengo fortunato a essere qui oggi vivo. Ringrazio quelli che sono stati vicini alla mia famiglia, sono davvero tanti - ha spiegato Cristian - mi ha colpito l’affetto di tantissime persone, tantissimi italiani che non conosco neppure. Era proprio quello che avevo chiesto al mio Paese nella prima lettera aperta che avevo inviato un anno fa". Ora sarà la magistratura a fare chiarezza su quanto è successo: "Ero un ostaggio, non un detenuto, spero si faccia giustizia - ha aggiunto -. Il ministro Alfano lo ha capito e la Farnesina è riuscita a intervenire per risolvere la situazione". Cristian ovviamente non può raccontare tutto, ci sono delle indagini in corso, ma giovedì sera per qualche istante la gioia di essere di nuovo a casa ha prevalso sugli altri sentimenti.

In aula anche il politico Mario Mantovani che ha ricordato l’impegno di Regione Lombardia per portare a casa un "cittadino lombardo", dalle mozioni in consiglio regionale all’audizione in commissione carceri: "Ci siamo concentrati tutti per la liberazione di Cristian - ha dichiarato Mantovani -, l’annuncio che stavi rientrando in Italia ci ha reso felici".