Arese, l'operaio ex Alfa in tribunale: "Alzavo la testa e vedevo amianto"

La testimonianza agghiacciante sulle lastre di eternit presenti nel fabbricato

I tecnici addetti alla rimozione dell'amianto con le tute speciali

I tecnici addetti alla rimozione dell'amianto con le tute speciali

Arese (Milano), 11 novembre 2016 - «L’amianto era sopra la testa di migliaia di operai. Nei capannoni dove abbiamo lavorato per decenni tra il tetto con le lastre di eternit e le nostre teste non c’era nessuna soletta di protezione». È quanto dichiarato in aula, nella IX sezione penale del Tribunale di Milano, da Carmelo D’Arpa, 61 anni, ex operaio dell’Alfa Romeo di Arese. L’ex tuta blu è stata ascoltata nel corso dell’ultima udienza del processo contro Paolo Cantarella, ex amministratore delegato della Fiat e di altri sei vecchi manager accusati di omicidio colposo plurimo per le morte di 15 operai che sarebbero stati esposti all’amianto negli anni Ottanta e Novanta senza le necessarie misure di sicurezza.

D’Arpa, che ha lavorato dal 1980 al 1987 in meccanica e poi dieci anni nel reparto assemblaggio, è stato chiamato come teste dall’avvocato dello Slai Cobas per raccontare le condizioni di lavoro nello stabilimento automobilistico aresino e confermare la presenza dell’amianto. «Tutti i capannoni tranne il capannone numero 6 erano fatti in ferro e avevano l’eternit sul tetto come unica copertura, ancora oggi lo si può vedere in quelli che non sono stati abbattuti - racconta D’Arpa -. Io non sapevo della presenza dell’amianto e così quando mi hanno assegnato il mio posto per decenni ho lavorato con l’eternit sopra di me. Le stesse coperture c’erano anche nei capannoni della forgia, della fonderia, Gruppo Morori e silos. Quello che mi fa rabbia oggi è il tentativo della Fiat di negare la presenza dell’amianto».

La testimonianza dell’ex operaio, alcune fotografie consegnate dall’avvocato dello Slai Cobas invece, hanno dimostrato il contrario: l’amianto in fabbrica era sopra la testa di almeno 3.000 operai. Lo hanno respirato e per alcuni di loro è stato fatale. Mercoledì, dunque, dopo due anni di processo davanti al giudice monocratico Paola Braggion si è conclusa l’istruttoria. Ventiquattro mesi di processo, decine di udienze, il pm Maurizio Ascione e il giudice Braggion hanno ascoltato ex operai dello stabilimento aresino, i famigliari delle vittime, consulenti delle parti civili e della Fiat, avvocati dei dirigenti Fiat e rappresentanti sindacali. Il 18 gennaio sono attese le conclusioni del pm con le richieste di condanna o di assoluzione per Cantarella e gli altri dirigenti finiti sul banco degli imputati.