Arese, 16 maggio 2014 - Parola alla difesa, ieri mattina, nell’aula 31 al settimo piano del Tribunale di Milano. Nel corso della quinta udienza sulla richiesta di rinvio a giudizio di sette ex manager della Fiat accusati di omicidio colposo in relazione ai ventuno operai dello stabilimento Alfa di Arese deceduti, secondo l’accusa, per forme tumorali provocate dall’esposizione all’amianto, il gup Simone Luerti ha ascoltato gli interventi degli avvocati di Vincenzo Moro, ex amministratore delegato Alfa Romeo, Luigi Francione ex presidente Alfa Lancia spa e Corrado Innocenti, ex amministratore delegato Alfa Romeo.

Alla prossima udienza fissata per il 25 giugno saranno ascoltati gli avvocati degli altri quattro indagati. Tra di loro Paolo Cantarella, attualmente consigliere di amministrazione di Finmeccanica, indagato in qualità di ex presidente di Alfa Lancia spa e di Alfa Industriale, Piero Fusaro (già presidente e poi anche ad di Lancia industriale spa), Giorgio Garuzzo (ex presidente Fiat Auto) e Giovanni Battista Razelli (ex ad di Alfa Lancia industriale). La decisione sul rinvio a giudizio è attesa per il giorno successivo.

Ieri in aula la difesa degli ex manager che inizialmente aveva dichiarato che «nelle lavorazioni dello stabilimento di Arese non era previsto alcun utilizzo di materiali contenenti amianto, così come è già stato pure dimostrato come fosse inesistente alcun fattore di rischio per la salute e la sicurezza dei lavoratori», ha replicato alle accuse con altre tesi difensive. L’amianto c’era in fabbrica, nei materiali usati per montare motori e automobili, nei capannoni, ma non è possibile accertare le responsabilità di ciascun ex manager essendo difficile stabilire gli anni in cui gli operai hanno «iniziato respirare la fibra». Inoltre, secondo la difesa, all’epoca ancora non si sapeva che l’amianto fosse pericoloso e comunque nopn appena la fibra killer finì fuori legge la Fiat intervenne immediatamente.

Nei fascicoli dell’accusa, sostenuta dal pm Maurizio Ascione, ci sono le storie dei 21 operai morti per mesotelioma, ad anni di distanza dal periodo trascorso ad Arese, come conseguenza diretta dell’esposizione all’amianto. Il gup ha accolto la richiesta di costituirsi parte civile di Regione Lombardia, Asl, Inail, Comune di Arese, familiari delle vittime e Fiom-Cgil, Slai-Cobas e Flmu-Cub. Respinta la richiesta di Medicina democratica e del Movimento per la lotta e la salute dei lavoratori.

roberta.rampini@ilgiorno.net