Arese (Milano), 11 aprile 2014 - È stato rinviato al 14 maggio il processo contro sette ex manager di Fiat Auto e Alfa Romeo accusati di omicidio colposo per la morte di 21 operai. Ieri mattina in aula, nel corso della seconda udienza, gli avvocati degli imputati hanno opposto molte obiezioni alla richiesta di costituzione di parte civile presentata da Comune di Arese, Regione Lombardia, Asl, Inail, Fiom Cgil, Slai Cobas, FlmUniti Cub, Medicina Democratica e Associazione italiana esposti ad amianto. Il gip del Tribunale di Milano, Simone Luerti, ha ascoltato le parti ma ha rinviato la decisione aggiornando il processo al 14 e 16 maggio.

Per i sette ex dirigenti il pm Maurizio Ascione ha chiesto il rinvio a giudizio con l’accusa di omicidio colposo per i ventuno decessi di operai dell’ex Alfa Romeo di Arese che avrebbero respirato fibre d’amianto negli anni Ottanta e Novanta. «Ognuno fa il suo gioco — commenta l’avvocato Luigi Michele Mariani, che in aula rappresenta la Fiom Cgil — meno nemici hanno gli imputati, meglio è in caso di risarcimento dei danni. Il sindacato aveva presentato le sue memorie, gli avvocati degli imputati hanno legittimamente sollevato le loro osservazioni». Ora spetta al gip decidere quali parti civili ammettere al processo e poi la parola passerà al pm Ascione.

In aula, anche ieri mattina, c’erano molti familiari delle vittime. «Nostro padre ha lavorato nel reparto assemblaggio per più di vent’anni, è andato in pensione nel 1992, si è ammalato nel 2004, aveva un mesotelioma, la sua malattia è stata devastante, dopo sei mesi è morto — raccontano Patrizia e Grazia Rossitto —. All’inizio non abbiamo collegato quella morte all’ambiente di lavoro, qualche mese dopo però l’Inail ha voluto la documentazione sulla malattia di papà. Lui non ha mai saputo né sospettato che quel male era una malattia professionale. Ora chiediamo che i responsabili paghino, il risarcimento ci interessa poco».

Fuori dall’aula la Cub, che insieme a Democrazia Proletaria sollevò alla fine degli anni Ottanta il problema dell’amianto, punta il dito contro le istituzioni: «Siamo sconcertati che il Comune di Lainate, Garbagnate, Rho e la Provincia di Milano siano assenti in questo processo e non abbiamo ritenuto doveroso da un punto di vista morale costituirsi parte civile per stare al fianco dei famigliari delle vittime, diamo atto invece al sindaco aresino, Michela Palestra, di avere avuto il coraggio di fare questo gesto — dichiara Pippo Fiorito, delegato sindacale Cub — da quando si è aperto il processo siamo stati contattati da molti operai malati e familiari di altri morti. Tanti non sapevano e ora vogliono chiarezza e giustizia».
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