Rho (Milano), 4 aprile 2014 - Gli occhi gonfi dal pianto. Scuote la testa e racconta papà Umberto. È pomeriggio. Rientra a piedi dall’ospedale, in mano un sacco di cellophane trasparente: dentro ci sono i vestiti e gli effetti personali del figlio Diego Coralli, morto ieri mattina in un incidente stradale. Li stringe a sè. Non è mai facile avvicinare i familiari dopo una tragedia come questa, ma papà Umberto, nonostante il dolore comprende e racconta: «Proprio in questi giorni aveva iniziato a portare vie le sue cose perchè doveva andare a convivere con la fidanzata a Lomazzo, avevano trovato un appartamento in affitto, erano felicissimi».

Diego aveva frequentato il liceo Majorana di Rho, poi la facoltà di Ingegneria. Da anni lavorava in un’azienda di Magenta e la moto era il suo mezzo di trasporto: «Non era un fanatico della moto era stato il suo primo mezzo di trasporto e ancora oggi lo usava per spostarsi, per andare al lavoro - continua papà Umberto -. Il problema è che quando cadi in moto, ti fai sempre male. Siamo distrutti, quando ci hanno avvisato verso le dieci sono andato di corsa al pronto soccorso, uno strazio».

Diego viveva con la famiglia in via Cadorna da vent’anni, prima abitavano in un altro appartamento poco distante. Nel quartiere San Giovanni era abbastanza conosciuto, aveva giocato un anno a calcio, poi a basket nel Cmb. Dietro il bancone del bar poco distante da casa qualcuno lo ricorda: «Veniva spesso al mattino a prendere le brioche, era gentile, quando un cliente stamattina ci ha detto che era morto non ci volevo credere».  Con un gesto di grande generosità e umanità, i genitori hanno autorizzato il prelievo degli organi: «Ci è sembrato giusto, Diego ormai non c’è più», conclude il padre.

di Ro.Ramp.