Bollate (Milano), 4 aprile 2014 - «Ci sembra una bella notizia da raccontare. In primo luogo perché pare che l’intervento del detenuto abbia davvero salvato una vita umana Ma anche perché per una volta una persona che in passato si era comportata male ha potuto riscattarsi facendo del bene in maniera disinteressata a una persona esterna al carcere». È questo il commento di Massimo Parisi, direttore del carcere di Bollate, alla notizia di un detenuto che ha contribuito a salvare una vita grazie alle nozioni di primo soccorso apprese nell’ambito del «Progetto Papillon» promosso da AiFos Protezione civile di Brescia.

A.P., quarantenne italiano, grazie alla sua condotta meritoria nei mesi scorsi era stato scelto dalla direzione della casa circondariale di Bollate per partecipare al ciclo di lezioni sulle tecniche di primo soccorso organizzate dai volontari bresciani. Quattordici i detenuti, sessanta le ore di lezione. Un corso di primo soccorso già svolto con successo nel carcere di Canton Mombello e Verziano (Brescia). Un’iniziativa che intreccia l’obiettivo della formazione con quello del recupero sociale dei detenuti. A.P. questo lo ha capito. E lo ha messo in pratica. Era in libera uscita grazie a un permesso premio. Si trovava a passeggio con la sua compagna nel centro di Rho, quando si è accorto che un passante era stato colto da malore. Il detenuto si è avvicinato e senza farsi prendere dal panico ha messo in pratica quanto appreso nel corso delle lezioni del “Progetto Papillon”: prima ha valutato le condizioni fisiche della persona, poi ha praticato una rianimazione cardiopolmonare e infine ha telefonato al 118.

«Tutto si è risolto con la normalizzazione delle condizioni di salute dell’assistito, risultato raggiunto grazie al pronto intervento di A.P. - scrive Aipos in una nota stampa -. L’uomo è stato trasportato all’ospedale di Rho. Senza voler strumentalizzare un episodio che avrebbe potuto risolversi con esiti ben più gravi, non possiamo nascondere la profonda soddisfazione per la corretta applicazione delle nozioni impartite e per il raggiungimento degli scopi prefissati: non solo quelli di primo soccorso, ma anche quelli di riscatto personale che traspaiono dal comportamento di A.P».

Ora il detenuto potrebbe anche ricevere un encomio da parte della direzione del carcere. E chissà che non scelga di continuare il percorso di formazione: «Lo step successivo è quello di ottenere la certificazione di soccoritore del 118. Non è facile, per ora solo un detenuto ce l’ha fatta tra quelli che hanno frequentato i nostri corsi in carcere», dichiara Silvana Bresciani, presidente AiFos.

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