Arese (Milano), 29 marzo 2014 - «L’amianto era ovunque: nelle pastiglie dei freni, nelle guarnizioni, nel vano motore, nei pannelli delle auto, nelle padelle della verniciatura, nei guanti e nei gremiuli che indossavano i saldatori. Probabilmente anche le loro mogli hanno respirato fibre d’amianto mentre lavavano i grembiuli. Anche gli uffici dove quotidianamente lavoravano 3.000 impiegati erano coibentati con l’amianto. Vogliamo che i famigliari delle vittime di questo disastro abbiano giustizia e siano risarciti per i danni subiti». È il ricordo-appello di Pippo Fiorito e Pierluigi Sostaro, due ex operai dell’Alfa Romeo di Arese e delegati sindacali della FlmUniti Cub. Ventuno morti accertati. Sette persone rinviate a giudizio dal procuratore aggiunto Nicola Cerrato e il pm Maurizio Ascione. Paolo Cantarella, ex amministratore delegato di Fiat Auto dal 1991 al 1996 e sei manager del gruppo automobilistico, accusati di omicidio colposo. Un fascicolo di duemilasettecento pagine.

Il processo si aprirà lunedì 31 marzo, al Tribunale di Milano, con l’udienza preliminare davanti al gup Simone Luerti che dovrà pronunciarsi sulla richiesta di rinvio a giudizio. Regione Lombardia, Comune di Arese e sindacati si sono già costituiti parte civile. Ma la Cub rivolge un appello ai famigliari delle vittime: «Costituitevi parte civile». Per loro e per gli operai ancora in vita ma con malattie polmonari o carcinomi imputabili all’amianto, il sindacato di base garantirà il patrocinio legale gratuito. Le morti risalgono agli anni 2000, mentre il periodo in cui lavoravano nello stabilimento aresino gli operai è quello tra gli anni Ottanta e Novanta, quando «non c’erano neppure gli impianti di aspirazione e non si veniva sottoposti alle visite mediche periodiche», ricordano i due ex operai.

«Sarà un processo lungo, probabilmente anche doloroso per i famigliari degli operai morti, ma noi vogliamo che anche gli operai malati possano essere risarciti economicamente e moralmente — continua Sostaro — nel fascicolo dell’inchiesta ci sono anche i nostri comunicati sindacali di denuncia, fatti negli anni in cui si iniziava a parlare della pericolosità delle fibre d’amiato. Prima ancora avevano fatto una battaglia contro i tipi di vernici che venivano usati ad Arese, avevano organizzato un viaggio in una fabbrica automobilistica tedesca per dimostrare che si potevano fare le vetture anche con le vernici ad acqua e senza amianto». Chi volesse mettersi in contatto con la sede Cub di Milano, può contattare il numero di telefono 02/70631804. Oppure si può telefonare a Pippo Fiorito 329/8227859.

roberta.rampini@ilgiorno.net