Bollate, 17 dicembre 2013 - Tagli delle risorse, carenze di organico, riposi settimanali revocati, contratto scaduto, istituti penitenziari che cadono a pezzi, automezzi per il trasporto dei detenuti fatiscenti. Sit-in di protesta degli agenti di polizia penitenziaria della Regione Lombardia, ieri mattina, davanti al carcere di Bollate, in provincia di Milano.

«Adesso diciamo basta. Ci siamo stancati»: all’insegna di questo slogan il Coordinamento sindacale unitario della Lombardia ha organizzato la protesta in occasione della presenza del ministro della Giustizia, Anna Maria Cancellieri, a un convegno organizzato dalle cooperative sociali che lavorano nel carcere con i detenuti. Bandiere del sindacato, fischietti, cori di protesta e al megafono le motivazioni di tanta rabbia: «Da anni l’amministrazione penitenziaria è sorda di fronte alle nostre richieste.

I problemi mai affrontati sono tanti. Ma la goccia che ha fatto traboccare il vaso è stato il mancato riconoscimento degli straordinari che quindi non vengono pagati - spiega Calogero Lo Presti, segretario della Fp Cgil Lombardia - inoltre ci sono anche carenze di personale, si aprono nuove sezioni, come a Pavia, Cremona e Voghera, ma senza adeguare l’organico. I mezzi sono fatiscenti, molti non hanno neppure la revisione ma vengono usati mettendo a repentaglio la vita degli agenti e dei detenuti trasportati».

Gli agenti hanno atteso l’uscita del ministro fino alle tredici, quando hanno saputo che la Cancellieri aveva già lasciato il carcere di Bollate da un’uscita secondaria, il presidio si è concluso, ma non la protesta. 

Sui cancelli e sulle recinzioni di tutte le carceri lombarde restano bandiere del sindacato e striscioni a conferma dello stato di agitazione. «Chiediamo al ministro di affrontare insieme i problemi e di mettere risorse per questo settore. Oggi in Lombardia siamo 4.200 agenti a fronte di 7.500 detenuti - racconta Davide Brienza, segretario regionale del Cnpp, Coordinamento Nazionale di Polizia Penitenziaria - a Varese c’è un istituto penitenziario dismesso da Fassino nel 2001, ma che non è mai stato chiuso, né ristrutturato, ci sono le mura di cinta che cadono a pezzi». La risposta del ministro è arrivata tramite agenzie di stampa: «Siamo vicini agli agenti della polizia penitenziaria: faremo il possibile per venire incontro alle loro esigenze. Il problema economico è noto a tutti e, se ci saranno possibilità, le percorreremo fino in fondo».
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