Milano, 11 dicembre 2013 - «Siamo indignati da questa “giustizia”. Nicolò era un pubblico ufficiale che faceva rispettare la legge, è morto per difendere i cittadini e il suo assassino con questa sentenza ingrata ha avuto un bel regalo di Natale. Noi invece non siamo protetti e difesi da nessuno». È tanta la rabbia. Anche il giorno dopo la sentenza. Rocco Savarino scuote la testa. Racconta e commenta senza prendere fiato. È il fratello dell’agente di polizia locale {{WIKILINK}}Nicolò Savarino{{/WIKILINK}}, 42 anni di Rho, ucciso a Milano - dove svolgeva servizio - il 12 gennaio 2012 da Remi Nikolic, oggi diciannovenne. Il giovane rom alla guida di un Suv l’aveva travolto volontariamente per fuggire mentre Savarino era in bicicletta e l’aveva trascinato per alcuni metri.

Lunedì i giudici d’Appello hanno condannato Remi a 9 anni e 8 mesi, riducendo la sentenza di primo grado emessa lo scorso maggio dal Tribunale che lo aveva invece condannato a 15 anni di carcere (contro i 26 chiesti dall’accusa). «È assurdo: non stiamo parlando di un ladruncolo qualsiasi ma di un assassino, che ha ucciso mio fratello, è scappato e per giorni non si è fatto trovare - continua Rocco -. Ha avuto un nuovo sconto di pena perchè adesso si comporta bene in carcere. Ma potrebbe essere il contrario? Come volete che si comporti una persona in carcere?». I genitori di Nicolò non sanno ancora di questa sentenza: «Sono distrutti dal dolore per la morte di mio fratello, come facciamo a dargli anche questa notizia? L’hanno ucciso per la seconda volta. Mi sembra di rivivere la scena del 12 gennaio 2012 quando siamo andati nella camera mortuaria dell’ospedale e 

I familiari di Savarino in aula non possono entrare. Così ha deciso il presidente della Corte d’Appello Bianca Lomonaco. Devono aspettare fuori, in corridoio. E lì hanno visto sfilare il difensore, gli assistenti sociali e anche don Gino Rigoldi, tutte persone che si stanno occupando di Remi. «Per l’assassino di mio fratello grande attenzione e cordialità, per la nostra famiglia neppure uno sguardo o una stretta di mano. Questa Italia è una vergogna», aggiunge Rocco. Ora la famiglia Savarino e il legale difensore, Gabriele Caputo, attendono di leggere le motivazioni della sentenza. «Siamo comunque basiti per questo sconto di pena, qui si parla di omicidio volontario e non colposo, siamo di fronte a un fatto tragico e questo sconto di oltre un terzo della pena non è giustificabile», commenta l’avvocato Caputo.

di Roberta Rampini