di Roberta Rampini

Arese, 14 luglio 2013 - La sentenza, quella della sezione lavoro della Corte d’Appello di Milano, che dispone il reintegro al posto di lavoro e il versamento degli stipendi arretrati, la conoscono a memoria. Ma ora vogliono fatti concreti. Per questo domani pomeriggio i 60 ex dipendenti dell’Innova Service di Arese, l’azienda che si occupava della manutenzione, pulizia e gestione delle portinerie dell’ex Alfa Romeo di Arese incontreranno il neo-eletto sindaco, Michele Palestra e l’assessore al lavoro, Giuseppe Augurusa.

Il tribunale ha riconosciuto che da parte dell’azienda ci sono state violazioni dell’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori, nel febbraio 2011 siamo stati licenziati ingiustamente come abbiamo sempre detto, ora abbiamo diritto ad essere reintegrati nell’area e non intendiamo aspettare altri 28 mesi, non vogliamo assistere ai soliti rimbalzi di responsabilità - spiega Renato Parimbelli, uno dei licenziati e delegato sindacale dello Slai Cobas - i posti di lavoro nell’area ci sono, quello che facevamo noi prima di essere licenziati adesso lo fanno dei lavoratori di una cooperativa. Inoltre nell’area sorgerà il centro commerciale più grande d’Europa si parla di migliaia di posti di lavoro, noi dovremmo essere i primi ad avere un lavoro, come previsto negli Accordi di Programma. Dal sindaco di Arese che ormai conosce la nostra situazione vogliamo risposte concrete».

Il «secondo tempo» della battaglia per i dipendenti dell’Innova Service sarà altrettanto difficile come il primo perché nel frattempo l’azienda ha chiuso i battenti. La responsabilità dei lavoratori dovrebbe passare all’Abp proprietaria dell’area ma, come ha spiega l’avvocato Mirco Rizzoglio, legale dei lavoratori, «i rapporti tra Innova Service e Abp, in realtà, non sono mai stati chiariti fino in fondo, i lavoratori hanno diritto di tornare a lavorare sull’area, la sentenza è di immediata esecutività».

Da qui la richiesta d’incontro con il nuovo sindaco di Arese che, insieme a Lainate, Provincia e Regione ha sottoscritto il nuovo Accordo di Programma, «le istituzioni ora che abbiamo vinto dovrebbero farsi carico di questa situazione. Altrimenti siamo pronti a riprendere la battaglia e il presidio», commenta un lavoratore.

roberta.rampini@ilgiorno.net