Bollate, 18 giugno 2013 - Non sarà sola Manusha, nel dare la tragica notizia alle due sorelline di Sofia, la bambina di tre anni investita e uccisa sabato sera a Cassina Nuova di Bollate. La notte della tragedia tutti gli occhi dei medici del Niguarda erano puntati sulla piccola, nessuno si è invece mai preoccupato di Manusha, la mamma di Sofia, alla quale non è stata rivolta una parola di sostegno, prescritta una pastiglia di tranquillante o offerto supporto psicologico. Nessun aiuto dalle istituzioni nemmeno alle altre due figlie della donna, affidate allo zio residente a Cassina Nuova che attendevano risposte che nessuno si sentiva di dare loro. Il sindaco di Bollate Stefania Lorusso, informata della situazione, si è attivata per organizzare attraverso la Seo cittadina un servizio d’urgenza di supporto psicologico alla famiglia che già da domenica ha aiutato Manusha, 32 anni, ad affrontare la sua disperazione.

 

«Non era pensabile lasciare che sostenesse tutto questo da sola, intorno a lei c’è una grande famiglia, però in situazioni così gravi la vicinanza dei parenti, anche i più stretti, è importante ma non può bastare - afferma Lorusso -. In queste ore i nostri servizi sociali hanno preso contatto con i servizi sociali di Legnano, dove risiede la famiglia della bambina, perché l’aiuto alla mamma e alle sorelline prosegua anche lì. Quelle trascorse da sabato sera sono state ore durissime per tutti, per questo voglio ringraziare a nome mio e dell’assessore Marinella Mastrosanti il responsabile della Seo di Bollate Gianluigi De Moliner, il direttore del carcere di Bollate Massimo Parisi e il comandante Antonio Giacco che hanno risposto prontamente a tutte le nostre chiamate e reso possibile aiutare concretamente questa famiglia».

Il corpo della bambina si trova all’obitorio comunale di Milano, in attesa dell’autopsia che domani sarà disposta dall’autorità giudiziaria. Melissa, la sorellina gemella di Sofia, e Sabrina, 6 anni, la più grande delle tre, dalla sera dell’incidente non hanno più rivisto la mamma. Manusha non ha ancora trovato la forza di incontrarle, ieri è stata al carcere di Bollate dove il marito sta scontando gli ultimi mesi di detenzione. Poi dall’avvocato. Poi al comando della Polizia locale per deporre la sua testimonianza sull’incidente. Nelle prossime ore, rivedrà le sue bambine e dare loro la terribile notizia. 


monica.guerci@ilgiorno.net