di Monica Guerci

Baranzate, 28 gennaio 2013 - Lacrime e striscioni in oratorio. Poi la rabbia al semaforo maledetto, con la folla che minaccia di occupare la Provinciale. Infine un corteo con il sindaco in testa. Dopo l’investimento di Giuseppe Cavallo, 11 anni, quarta vittima dello stesso punto della Rho-Monza, ieri la gente si è avviata alla spicciolata dall’oratorio verso il semaforo mortale.

Tempo mezz’ora e sono più di cento. La voce si sparge in pochi minuti: «Attaccano lo striscione e poi bloccano la strada». Mentre i più grandi attaccano il loro saluto sul guardrail, corre un brivido lungo la schiena. «Insieme alla strada dovevano costruire anche il cavalcavia: così noi cittadini ci abbiamo guadagnato la morte». «Come possiamo crescere i nostri figli nella paura?». Il pensiero di tutti alla famiglia: «Figlio unico, gli è stato portato via». Il dramma di Giuseppe diventa il dramma di tutta la città, che proprio nello stesso punto piange la quarta vittima.

«Vogliamo risposte»
Nessuno vuol far scendere il silenzio ma poi l’idea di bloccare la strada viene accantonata perché pericolosa, ci sono troppi bambini. La manifestazione allora si sposta sotto casa del sindaco Giuseppe Corbari: «Vogliamo risposte», gli gridano i ragazzi. Lui scende: «Vogliamo fare una manifestazione? Facciamola insieme, mi metto in testa a voi con la fascia tricolore», dice il sindaco ricordando che su quella strada è la Provincia che decide.

In mattinata invece, lacrime e preghiere. Tanti gli striscioni al campo da calcio dell’oratorio San Giovanni Bosco. «Segna anche da lassù», da attaccare nella sede della Baranzatese, dove Giuseppe giocava. «Ciao Beppe, ti vogliamo ricordare con il sorriso», da appendere oggi davanti alle medie Rodari prima che i compagni entrino in classe. L’ultimo: «Vogliamo il cavalcavia», da mettere subito là dove Giuseppe venerdì ha perso la vita travolto da una Mercedes guidata da un sessantenne di Cornaredo.

«Quel sorriso che ricordiamo lo vogliamo veder tornare sui volti dei compagni, ma oggi è il tempo delle lacrime», ha detto il parroco in oratorio. Poi la rabbia e il cordoglio spingono la comunità al semaforo maledetto.

monica.guerci@ilgiorno.net