Arese, 4 gennaio 2012 - «Neppure Marchionne ha mai firmato un accordo senza consultare il sindacato, anche se era un sindacato di comodo. La società Tea (l’immobiliare che detiene la proprietà della gran parted ell’area), non è un benefattore che mette a disposizione due milioni e 200mila euro per risolvere i problemi dei lavoratori, vuole solo far fuori gli ultimi ex operai dell’Alfa Romeo e lo Slai Cobas». Non ha dubbi Corrado Delle Donne, coordinatore nazionale dello Slai Cobas, con un passato da tuta blu e delegato sindacale all’Alfa di Arese.

 

L’accordo sottoscritto tra Tea spa, il Comune e Arifl (Agenzia Regionale Istruzione e Formazione Lavoro), per ricollocare i 45 ex dipendenti dell’Innova Service da 23 mesi in protesta, non piace. Non convince. Nero su bianco non l’ha ancora letto nessuno dei lavoratori interessati. «Per ora ce l’hanno solo raccontato, non abbiamo visto il testo, abbiamo avuto qualche indiscrezione sui contenuti dal commissario, Anna Pavone. È prevista la ricerca di un nuovo lavoro, un’integrazione al reddito, l’accompagnamento alla pensione per chi ha i requisiti. Ma chi lo ha firmato ha fatto peggio di Marchionne, ci ha usato come arma di ricatto - spiega Renato Parimbelli, delegato sindacale Cobas, ex operaio Alfa, ex operaio Innova in mezzo alla strada da febbraio 2011 -. Ci offrono posti di lavoro ma fuori dall’area e ci chiedono di rinunciare a qualsiasi pretesa sulle aziende che interverranno nella realizzazione del nuovo polo. Perchè veniamo esclusi? Forse perchè siamo iscritti al sindacato, forse perchè da anni denunciamo la presenza della ‘ndrangheta sull’area quando tutti dicevamo che in Lombardia la mafia non esiste. Forse perchè diamo fastidio a chi vuole continuare a fare speculazioni immobiliari sulle spalle dei lavoratori». Riuniti in assemblea, ieri mattina, gli ex operai dell’Innova Service hanno ribadito i loro dubbi: «Non starermo con le mani in mano».
 

di Roberta Rampini

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