Novate Milanese, 7 dicembre 2012 - Ha le valigie pronte Elena Nicoletta Garbujo, 16 anni, studentessa novatese al terzo anno di liceo. Frequenta lo scientifico Luigi Cremona a Milano e lunedì sarà a Oslo, sul palco per la cerimonia di consegna del Nobel della Pace. Quest’anno attribuito all’Unione Europea. Orgoglio di tutta la città, il sindaco Lorenzo Guzzeloni in queste ore sta diffondendo la notizia in un comunicato dal titolo «Un tweet da premio Nobel». Elena, infatti, è fra i quattro vincitori del concorso «Pace, futuro, Europa», dedicato ai ragazzi tra gli 8 e i 24 anni, indetto dalla Unione Europea. Il suo è stato il miglior twitter. Un acronimo della parola «Pace». Semplice. Efficacissimo. «Pace: Ponte Avente Comuni Estremità». Con lei saliranno sul palco della premiazione anche Ana Fanlo Vicente, studentessa spagnola di 12 anni, Ilona Zielkowska, 21enne polacca e il 23enne maltese Larkon Zahra. «Questi quattro giovani sono stati invitati dai presidenti delle tre istituzioni comunitarie», ha sottolineato Pia Ahrenkilde-Hansen, portavoce della commissione europea.

Elena è una ragazza semplice, «normale» dice lei. Ama il teatro, adora leggere, gli allenamenti di pallavolo tre volte la settimana, vede spesso gli amici e frequenta il liceo scientifico Luigi Cremona a Milano, dove si sta per diplomare Giorgio, il fratello di 18 anni, il suo «più grande amico» precisa lei. In pagella ottimi voti «sei, sette, qualche otto, ma non sono una studentessa modello, solo mi piace studiare». La prossima settimana comincerà a fare anche volontariato in una scuola elementare: «Ho dovuto preparare lo schema della mia settimana-tipo per vedere se c’era ancora tempo libero, sono spuntate due ore al martedì», racconta. Il messaggio di Elena, quasi un tweet di soli 120 caratteri, le ha permesso di primeggiare nella competizione con altri 5.400 ragazzi: tanti sono stati i giovani dei 33 Paesi dell’Unione che hanno risposto alla domanda «Cosa significa per te la pace in Europa?». Al concorso lei ci è arrivata per caso. Due anni fa ha saltato un giorno di scuola per andare al Salone del Libro di Torino. Allo stand dell’Unione Europea ha fatto razzia di volantini e fascicoli disponibili ma poi li ha dimenticati in un cassetto. Mamma Flora li ha rispolverati solo il mese scorso.

«Sono riuscita a trovare le frase giusta quando ho smesso di pensare al concorso e ho cominciato a immaginare che cosa significasse per me la parola pace. Nella testa hanno preso forma due persone: uguali ma distanti, l’acqua in mezzo. Ho pensato a un ponte che le unisse perché un ponte si costruisce, è qualcosa che non si crea da solo, occorre la volontà degli uomini per realizzarlo. Così la pace». All’aeroporto l’accompagnerà il papà Maurizio, a Oslo sarà con lei la mamma: «So che ci tiene, e poi glielo devo: è suo il merito», sorride Elena. La partenza è fissata per domenica mattina , in valigia un completo blu, indosserà «qualcosa di semplice», dice la mamma . In questi giorni i complimenti di amici, insegnanti, concittadini e autorità. Il più bello? «Le lacrime del nonno», dice Elena. 

di Monica Guerci

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