di Roberta Rampini

Garbagnate Milanese, 2 marzo 2012 - Sullo striscione i motivi della protesta: «Non denunciate il racket e l'usura perché lo Stato non esiste e non vi protegge». Arrabbiati, «ci hanno lasciati soli». Determinati, «finché questa vergogna non finirà resteremo qui». Frediano Manzi, presidente dell'associazione Sos Racket e Usura e due imprenditori, Adamo Gasparetto di Rho e Gaetano Marascà di Caronno Pertusella, vittime di estorsione da parte della 'ndrangheta, sono saliti sulla torre dell'acquedotto di Garbagnate. Si sono asserragliati a quasi 60 metri di altezza e hanno srotolato uno striscione invitando gli imprenditori a non fare denunce perché lo Stato, nonostante le leggi, non fa secondo loro nulla di concreto.

Al telefono con giornalisti e politici hanno spiegato le ragioni della clamorosa protesta: «Si tratta degli unici due imprenditori che hanno avuto il coraggio di denunciare la 'ndrangheta - ha spiegato Manzi - ma poi si sono visti rifiutare l'accesso al fondo per le vittime dell'usura». L'imprenditore rhodense la sera del 19 aprile scorso, verso le 22.30, fuori dalla sua abitazione era stato avvicinato e minacciato da due persone armate a bordo di una moto di grossa cilindrata, travisate dal casco integrale. Qualche giorno dopo si era allontanato volontariamente dalla sua abitazione: «Questa volta ho paura», aveva detto. I tre resteranno sulla torre fino a quando non verranno modificate le norme della Legge 108/96. Ma la richiesta di Manzi è anche quella di una commissione di inchiesta parlamentare sull'ex commissario antiracket Carlo Ferrigno, che ha patteggiato una pena di 4 anni e 3 mesi per le accuse di millantato credito e prostituzione minorile, perché avrebbe ricevuto prestazioni sessuali da alcune giovani, anche da una minorenne, millantando agevolazioni nella pubblica amministrazione.