Sesto San Giovanni, 24 aprile 2012 - «È una vergogna». Non usa mezzi termini Antonio Pizzinato, presidente onorario del comitato regionale dell’Anpi, per commentare il bavaglio messo all’associazione partigiani di Arese nelle celebrazioni di domani, per presunta non opportunità dato il momento di campagna elettorale. «Sono stato proprio poche settimane fa al circolo di Arese - racconta Pizzinato -. Abbiamo riflettuto sull’esperienza della lotta per la Liberazione nella città e sul recupero del monumento davanti ai vecchi stabilimenti dell’Alfa Romeo».

Il commissario prefettizio ha invece pensato di escludere l’Anpi dalle celebrazioni pubbliche di domani. «Il nostro è un ente morale, riconosciuto dallo Stato. È estremamente grave questa discriminazione, fatta da chi rappresenta le istituzioni - continua l’ex segretario nazionale della Fiom -. La Liberazione è stata la continuazione del Risorgimento, ha ridato democrazia e unità all’Italia. Appartiene a tutti i cittadini». Non ai partiti politici.

Eppure proprio i partigiani, domani in piazza, non potranno parlare. «C’è un tentativo di stravolgere la natura di questa celebrazione, che colpisce e mi ferisce. Ed è un fatto ancora più grave, perché accade nella capitale della Resistenza, che è la provincia di Milano». E anche Arese fu protagonista del movimento per liberare l’Italia dall’oppressione nazi-fascista.

«La città contribuì con un altissimo sacrificio - sottolinea l’ex sindacalista -. Non ricordo un episodio simile, neanche nei momenti di maggiore tensione politica: è inaccettabile che si chieda all’Anpi di restare fuori dalle celebrazione del 25 aprile».

La stessa indignazione arriva, sempre da Sesto San Giovanni, dalla sezione locale presieduta da Annunziata Cesani, staffetta partigiana classe 1927 originaria di Imola, diventata poi attivista di spicco nella realtà italiana del Dopoguerra tanto che nel 1946 la Presidenza del Consiglio dei ministri le riconobbe la qualifica di «Partigiano combattente col grado di sottotenente». «Mi sembra davvero una vigliaccata - stigmatizza Ceda -. Il 25 aprile si ricorda come un avvenimento storico, senza colori politici. Rischiamo di tornare indietro, mentre dobbiamo andare avanti nella salvaguardia e nella conquista dei nostri diritti». Domenica sera l’assessorato alle Pari Opportunità le ha “regalato” uno spettacolo teatrale sulla sua vita. «La mia storia deve insegnare alle nuove generazioni che nessuno regala mai niente, che le conquiste costano sforzi e che bisogna resistere nella battaglia. Oggi dobbiamo lottare perché sia rispettata la Costituzione».
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