Rho, 24 febbraio 2012 - Nessuno ha dimenticato la sua tragica morte: Salvatore Farinaro, 30 anni, agente scelto della Polizia ferroviaria di Rho, il 24 febbraio 2010 venne accoltellato sotto gli occhi della sua fidanzata in via Meda. Non era in servizio quella sera, era a casa, ma è corso alla prima telefonata d'aiuto della sua fidanzata. Un cliente del bar la stava molestando con apprezzamenti spinti e volgari. Salvatore ha allontanato quel giovane e il suo amico dal locale. Fuori c'è stata discussione. È spuntato un coltello: l'assassino ha colpito Salvatore alla gola, gli ha reciso la giugulare.

«Vittima del dovere», a lui ieri mattina è stato intitolato il posto di polizia ferroviaria della stazione di Rho-centro. Sono state la mamma Rosalba e la sorella Elisa a sfilare il tricolore che copriva la targa: «Siamo davvero onorati di questa intitolazione - spiegano i familiari dell'agente ucciso -. Salvatore amava il mare di Napoli, dove era nato, ma amava anche molto la città di Rho dove lavora va, aveva una fidanzata e sognava di costruire la sua famiglia. È stata una cerimonia molto partecipata e sentita, la conferma che Salvatore era amato dai colleghi e da quanti lo avevano conosciuto. Siamo onorati che la città di Rho non si sia dimenticata di lui. In questi due anni dalla sua morte la polizia di non ci ha mai lasciati soli, ci è sempre stata vicina e la ringraziamo per questa intitolazione».

La cerimonia si è aperta con una messa nella chiesa di San Vittore, poi lo svelamento della targa, i discorsi per ricordare il sacrificio di Salvatore alla presenza del suo comandante, Vittorio Infante, dei colleghi, del sindaco di Rho, Pietro Romano, del dirigente compartimentale della Polfer Vincenzo Crea: «Salvatore è stato servitore dello Stato - ha detto quest'ultimo - e ha saputo interpretare fino all'ultimo minuto i suoi doveri».

Il vice prefetto Santi Giuffrè ha ricordato le migliaia di vittime del dovere: «Il loro sacrificio ci deve aiutare a pensare alla crescita democratica del nostro Paese e di questa città». I n prima fila con gli occhi rossi dal pianto la fidanzata che quella sera ha visto Salvatore morire. Accanto papà Vincenzo Farinaro: «Questa bandiera tricolore che ci hanno dato e che stringo tra le mani onora il sacrificio di mio figlio e mi conforta». In ricordo dell'agente scelto, di origini napoletane, famigliari e amici hanno sostenuto alcune iniziative di solidarietà, «Salvatore era buono, altruista e crediamo che il modo migliore per onorarlo sia quello di aiutare gli altri - spiega la sorella Elisa -. Abbiamo adottato un bambino a distanza del Bangladesh, sostenuto la Caritas e fatto tanta beneficenza».

di Roberta Rampini