Senago, 26 gennaio 2012 - «Claudio, aiutami. Mi hanno sparato». Negli occhi la paura e un dolore tremendo alla gamba, da mozzargli il fiato. Emanuele Rimaudo, dopo essere stato colpito da un proiettile a una coscia, si è trascinato fino al concessionario che si trova al piano terra della sua azienda, la Tre Erre Sport, che produce bandiere e materiale sportivo e che gestisce insieme alla moglie. «Ho sentito due spari, poi un'eco oppure un terzo sparo - racconta Claudio P. del salone, il primo a chiamare i soccorsi - . È entrato nell'officina barcollando. All'inizio pensavo a uno scherzo. Poi appena l'ho visto bianco in faccia mi sono precipitato ad aiutarlo».

Claudio è riuscito a mantenere la calma. «L'ho fatto sdraiare e ho controllato che non stesse perdendo troppo sangue - continua - . Mi sono tranquillizzato quando ho visto che l'emorragia sembrava fermarsi. Grazie a Dio non l'hanno colpito a un'arteria. Poi ho chiesto a due colleghi di chiamare subito il 118 e i carabinieri. Non so cosa possa essere successo, è una zona tranquilla, non abbiamo mai avuto problemi». Rimaudo ieri è stato ingessato nel reparto Ortopedia e poi dimesso dall'ospedale di Garbagnate.

Da un anno sia Claudio che Emanuele lavorano in via Custoza a Paderno, proprio al confine con Senago dove fino a un po' di tempo fa aveva sede l'azienda: il capannone, nuovo di zecca, è di proprietà di Rimaudo. Al piano terra è stato dato in affitto ai titolari del salone dell'auto, mentre al piano superiore si trovano gli uffici della Tre Erre Sport. All'indomani dall'agguato, il suv all'interno del quale è stato colpito Rimaudo è stato rimosso, ma restano i vetri sull'asfalto e quella striscia di sangue, che testimonia la forza dell'uomo: appena colpito, nonostante lo choc, si è alzato in piedi, trascinandosi per chiedere aiuto. Il tutto è successo in un momento della giornata particolarmente trafficato, con l'uscita dei dipendenti dai capannoni vicini e il viavai dei clienti del supermercato. Gli aggressori non si sono fermati neanche davanti a questo. Erano già appostati nel parcheggio e, una volta visto Rimaudo mettere piede fuori dai capannoni, si sono avvicinati a fari spenti, colpendolo dai finestrini prima che lui potesse reagire. Oggi regna il silenzio nel parcheggio di via Custoza. Un silenzio avvolto dalla paura.

«Non sappiamo cosa sia successo, ma resta un senso di insicurezza - non nasconde Claudio - . Quando iniziano a mancare i soldi e senti di rapine armate all'ordine del giorno sai che c'è gente che non si ferma davanti a nulla». A maggior ragione quando si sente di simili agguati, ancora senza movente, sotto casa. Tanti gli interrogativi a cui stanno cercando di dare risposta gli inquirenti. «Non entro nel merito della vicenda, non conosco l'azienda e solo le indagini potranno chiarire quello che è successo - spiega l'ex sindaco di Paderno Ezio Casati, titolare di un'azienda in città - . Certo sono segnali preoccupanti. E oggi più che mai gli imprenditori non devono essere lasciati soli: servirebbe uno sportello di mediazione, anche con le associazioni di categoria, che tuteli la riservatezza, consigli e accompagni chi è sotto ricatto o ha difficoltà. Non tutti si rivolgono subito alle forze dell'ordine».

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