Pregnana Milanese, 12 gennaio 2012 - «In questi uffici non vedo un futuro per me». Arrabbiata per «il lavoro rubato», Luisa Scarpa, 53 anni, cassintegrata dell’Agile-ex Eutelia di Pregnana Milanese, non si fa illusioni. Alla vigilia dell’incontro al ministero dello Sviluppo Economico per la procedura di cessione dell’azienda informatica al nuovo acquirente, la Tbs It Telematic & Biomedicale Service srl, società triestina quotata in Borsa, negli uffici di via Ai Laboratori Olivetti sono rimaste speranze affievolite tra i cassintegrati e qualche aspettativa tra i lavoratori.

Questa mattina a Roma riprenderà la discussione tra Agile e la società offerente iniziata lo scorso 19 dicembre. Piano Industriale e numeri sono noti: la Tbs ha presentato un’offerta d’acquisto del ramo aziendale informatico e del call center di Agile, ha bisogno di 558 lavoratori che verranno assunti in tre anni. Per il primo anno, quello in corso, è prevista l’assunzione di 207 dipendenti su 1.350 di Agile. «Siamo arrabbiati, ci hanno tolto tutto in modo fraudolento», aggiunge Scarpa.

Sono sessanta i cassintegrati che hanno partecipato al progetto dei lavori socialmente utili finanziato dalla Provincia di Milano, altri invece hanno partecipato ai corsi di riqualificazione professionale auto-gestiti per essere pronti a tornare alla scrivania. Poche illusioni ma tanta rabbia: «Quando Eutelia ci ha venduto ad Agile ci hanno mandati al macello, stavamo giorni senza fare niente — denuncia Luisa Bottazzi, 54 anni, cassintegrata da due — sono entrata qui quando avevo 16 anni, c’era la gloriosa Olivetti. Gli ultimi padroni non hanno saputo neppure valorizzare le competenze professionali che c’erano qui. Ci hanno lasciato morire».

Nella sede pregnanese sono rimasti solo 70 dipendenti, gli altri 250 sono in cassa integrazione. Qualcuno sperava che i nuovi capitani di Eutelia, la Cloud Italia, cordata di Piero Della Francesca, fossero interessati anche ad Agile. Invece no. Per loro il futuro e il finale di questa assurda vicenda è incerto. E restano dieci giorni per definire la procedura di cessione. «Chi lavora dai clienti spera di poter continuare a lavorare con la nuova società — spiega Angelo Pagaria, delegato sindacale della Fiom Cgil — ma tutti sanno le difficoltà che ci sono e si respira aria di incertezza. Sarà difficile trovare una soluzione per tutti, ma con il Ministero e le Regioni, è necessario continuare a lavorare in questa direzione». I segnali che arrivano non sono positivi: dal 1° gennaio altri 100 lavoratori sono stati messi in cassa integrazione in tutta Italia, 20 nel sito pregnanese, che si aggiungono ai 900 in cassa da due anni.

E la politica? «Non saremmo mai arrivati a questo punto se ci fossero stati dei controlli sugli affari della famiglia Landi — spiega Carmen Pizzetti, cassintegrata 54enne — quando abbiamo manifestato a Roma, molti politici si eramo impegnati a difendere l’azienda, poi ci hanno abbandonato. La Camera dei deputati ci ha annullato la commessa, dopo anche la Rai e poi il comune di Milano. Ci hanno preso in giro». Oggi negli uffici si attendono notizie dall’incontro ministeriale: «La mia speranza è pari a zero, mi sono sempre occupata del settore amministrativo, la nuova società vuole tecnici e sistemisti — spiega Patrizia Aprile, 54 anni —. La preoccupazione però è che dopo la cessazione noi cassintegrati verremo dimenticati».