Garbagnate Milanese, 13 novembre 2011 - Solo due strade per opporsi alla realizzazione del centro commerciale Pe4: o lasciar perdere la lotta nelle aule di tribunale e sperare che, nella prossima primavera, una nuova giunta coraggiosa si opponga al progetto; o impugnare la sentenza negativa del Tar e rivolgersi al Consiglio di Stato. Non ci sono altre alternative per il comitato promotore del referendum riguardante la struttura commerciale. «Rivolgerci al supremo organo giuridico-amministrativo ha dei costi compresi tra i 10 e i 15 mila euro – analizza il presidente di “Garbagnate Futura”, Giuseppe Vacirca -. Questo presuppone uno sforzo economico ulteriore e gravoso».

 

Uno sforzo, «per non gettare la spugna», che i membri del comitato chiedono «a tutti coloro che credono in questa iniziativa». Paola Brambilla, legale rappresentante degli interessi dei cittadini e presidente di Wwf Lombardia, commenta l’iter intrapreso, la sentenza del Tar e i possibili risvolti in sede di Consiglio di Stato: «Premettendo che i governanti dovrebbero sostenere le forme di democrazia diretta referendarie, bisogna ricordare come gli amministratori di Garbagnate siano stati sempre ostinati, chiusi e impermeabili alle richieste della cittadinanza, senza aprire mai un confronto con il territorio sul quale devono decidere».

 

«Quello che è avvenuto in occasione della sentenza del Tar è il tipico caso di contrasto giurisprudenziale – continua l’avvocato - In due casi identici, uno per Garbagnate e uno per Pavia, a distanza di pochi giorni, sono state date due risposte diverse. Ora si potrebbe portare questo contrasto a livello di Consiglio di Stato con buone possibilità di successo». Infatti, il comitato referendario avrebbe intenzione di sollevare il problema della presentazione del Pgt senza Valutazione ambientale strategica (Vas) – l’integrazione di considerazioni di natura ambientale nei piani e nei programmi – regolata da una norma comunitaria dal 2001.

 

«Gli amministratori hanno responsabilità politiche, amministrative e contabili – conclude Paola Brambilla -. Questa giunta ha calpestato una normativa comunitaria adottata dalla Regione Lombardia sin dal 2005. La legge è chiara: ogni piano senza Vas, presentato dopo l’approvazione regionale della norma, non risponde alla legge. Ci sono buone speranza di avere successo». La scadenza per impugnare la sentenza del Tar, dal deposito della sentenza, è semestrale. Per il comitato i tempi stringono e la decisione, anche in base ai fondi raccolti, dovrà essere celere.