Lainate, 10 agosto 2011 - Un altro giorno di sciopero e presidio di protesta, ieri, davanti ai cancelli della Spediservice di Lainate, associata del Gruppo Anna, società che si occupa di distribuzione, stampa, logistica e trasporti. Per scongiurare 34 licenziamenti i lavoratori e le lavoratrici della Job & Service, la cooperativa che da Spediservice riceve in appalto le commesse, hanno incrociato le braccia da venerdì scorso.


 

Nel pomeriggio i delegati dei lavoratori con l’Usb hanno avuto un incontro congiunto con Marcello Belotti amministratore delle società del Gruppo Anna e delegato per le committenti dell’appalto e il subappaltatore della coop. Job & Service. «Purtroppo, nonostante i cenni positivi espressi dalle società riguardo alle legittime rivendicazioni ribadite dal sindacato, le aziende non hanno ancora dato seguito ad azioni reali - spiega Giuseppe Tampanella dell’Usb -. I lavoratori sono disposti a rientrare al loro posto purché vi sia il ritiro dei licenziamenti, il rinnovo dei contratti, il rispetto delle condizioni di sicurezza e salubrità del luogo di lavoro».


 

Nell’appalto con Spediservice srl, i dipendenti per anni hanno subito passaggi da una coop all’altra, passaggi sempre votati al ribasso per i loro già magri salari: «A vantaggio del profitto privato di imprenditori della distribuzione editoriale, sempre più famelici e pronti ad appaltare lavoratori e responsabilità a finte coop», precisano le Usb. L’appalto di distribuzione e resa è stato in parte ceduto ad un altra società a Paderno Dugnano, così a Lainate dall’1 settembre rimarranno senza lavoro. Quella di ieri è stata la terza giornata di agitazione per i lavoratori delle coop appaltatrici del servizio logistico editoriale del Gruppo Anna.
 


Nei prossimi giorni continueranno le trattative sindacali: «Chiediamo il ritiro dei licenziamenti e diciamo da subito che un eventuale rientro non può essere accettabile se avviato senza un ripristino delle norme di sicurezza». Tra gli scioperanti, intanto, cresce la rabbia. «Lavorando tutti i giorni portiamo a casa 1.100 euro in cambio di orari massacranti – denunciano i lavoratori in presidio -. La misera paga oraria lorda è di circa 7 euro comprensiva di ferie, permessi, tredicesima. In busta mancano tutte le ore lavorate in più, c’è il riconoscimento della malattia ma al 50% e solo dal quarto giorno di assenza. Non abbiamo diritto a ferie o permessi retribuiti, all’indennità di disoccupazione in caso di licenziamento, siamo tagliati fuori dagli ammortizzatori sociali. Sopportiamo carichi di lavoro abnormi e ritmi di produzione intollerabili comandati da “caporali” molto spesso rappresentati dagli stessi responsabili delle aziende committenti». Oggi pomeriggio i lavoratori sono attesi in Prefettura a Milano, se saranno ascoltati l’incontro potrebbe portare al rientro della vertenza. Intanto ieri nello stabilimento di via Settembrini 33, la Direzione si è tenuta alla larga dai giornalisti.