Arese, 21 aprile 2011 - Da tre mesi senza stipendio, ieri mattina i 18 dipendenti della Greenfluff di Arese hanno incrociato le braccia per due ore. Ex cassintegrati dell’Alfa Romeo di Arese, assunti nel marzo 2008 dalla Greenfluff - un’azienda specializzata nell’innovativo trattamento, recupero e smaltimento dei residui provenienti dalla frantumazione degli autoveicoli (denominati fluff) - operai e impiegati hanno protestato contro la direzione che non li paga da gennaio.

«Siamo stanchi di sopportare questa situazione, negli ultimi mesi l’azienda ci ha pagato sempre in ritardo, dopo le nostre proposte, adesso però la situazione è ancora più grave perchè l’ultimo stipendio che abbiamo preso è quello del mese di dicembre - spiegano i dipendenti -. Siamo anche preoccupati per il nostro futuro occupazione, perchè qui continua ad arrivare il materiale da smaltire ma non esce più nulla del lavoro finito».

La scorsa settimana gli operai avevano già bloccato una volta l’impianto di smaltimento, ma di fronte al silenzio e all’indifferenza dell’azienda, ieri mattina hanno indetto un nuovo sciopero.

«L’azienda nega un incontro con i sindacati, preferisce avere rapporti personali con i lavoratori che in questo modo sono più ricattabili - spiega Corrado Delle Donne, rappresentante sindacale dello Slai Cobas -. Hanno deciso di fare una causa legale per avere lo stipendio. Quello che sta succedendo a loro, quello che è successo ai 62 ex lavoratori dell’Innova Service, sono esempi concreti del fatto che i padroni di quest’area industriale stanno cercando di fare affari e speculazioni sulla pelle degli operai. Anzichè avere certezze occupazionali ogni giorno ci sono persone che rischiano di perdere il posto di lavoro».

La Greenfluff era finita la scorsa estate sotto inchiesta da parte della Polizia provinciale per alcune irregolarità. Il Pm Grazia Pradella aveva disposto il sequestro del capannone C4. I sigilli non sono mai stati tolti, sono andati in fumo: lo scorso gennaio, due incendi in pochi giorni avevano completamento distrutto l’area di 2.400 metri quadrati. Per questo è stata aperta una seconda inchiesta.