Arese, 10 marzo 2011 - Quarto giorno di sciopero della fame e nuovo blocco della portineria est. Continua la lotta degli ex dipendenti dell’Innova Service di Arese, licenziati lo scorso 11 febbraio. Il leader sindacale dello Slai Cobas, Corrado Delle Donne, continua il digiuno, sotto la tenda del presidio permanente davanti alla portineria sud-ovest, «nelle scorse ore sono stato contattato da Gatti e Rizzo, che mi hanno anticipato una lettera al Prefetto - spiega il sindacalista - ma le istituzioni continuano a tacere. I proprietari dell’area ci avevano promesso di riallacciare la corrente e l’acqua in consiglio di fabbrica ma non è ancora avvenuto, staremo ancora qui davanti alla portineria».

Ma intanto ieri mattina tutti gli ex dipendenti hanno bloccato per un’ora la portineria est dell’area ex Alfa Romeo, impendendo l’accesso dei camion nell’area industriale. «Siamo arrabbiati ma non ancora stanchi di lottare - spiega una lavoratrice - quello che è successo a noi è scandaloso, licenziati per fare spazio nell’area ad altre speculazioni. Nonostante le denunce del sindacato è assurdo che nessuno voglia fare chiarezza».Come anticipato al telefono agli ex dipendenti dell’Innova Service, nelle scorse ore il capogruppo in Provincia di Milano per La lista un’Altra Provincia-Prc-Pdci, Massimo Gatti, e il capogruppo in Comune di Milano per la Lista Uniti con Dario Fo per Milano, Basilio Rizzo, hanno scritto una lettera al Prefetto di Milano per richiedere un suo intervento immediato.

«Purtroppo l’intervento che auspicavamo da parte del suo ufficio dopo le nostre lettere dei mesi scorsi non c’è stato, tanto che la situazione è degenerata e 62 lavoratori sono stati licenziati - recita la missiva - le chiediamo di prendere in mano la vicenda e di voler promuovere un incontro con le rappresentanze delle lavoratrici e dei lavoratori provenienti dall’Innova Service». I due esponenti politici milanesi, infine, chiedono al Prefetto un interessamento «sul rilancio dell’occupazione, la difesa del territorio, il coinvolgimento e la responsabilizzazione di Fiat, che ha ancora enormi interessi sull’area ex-Alfa».