Arese, 7 gennaio 2011 - Momenti di tensione mercoledì sera all’interno dello stabilimento della Greenfluff, un’azienda specializzata nel trattamento e riciclaggio dei residui di frantumazione degli autoveicoli che si
trova all’interno dell’area dell’ex stabilimento Alfa Romeo. Un principio d’incendio sviluppatosi per cause ancora in fase di accertamento, ha messo in allarme i titolari delle ditte che fanno parte del comparto industriale sorto sulle ceneri dello stabilimento automobilistico. La zona interessata dal fuoco è quella adibita a stoccaggio dei rifiuti speciali che si trova sotto sequestro giudiziario su ordine della Procura della Repubblica di Verona che nel 2007 aveva aperto un’inchiesta «Money fluff» riguardante la Rotamfer, azienda finita nel occhio del ciclone per il traffico dello smaltimento dei rifiuti pericolosi e alla quale era subentrata la Greenfluff.

Le fiamme si sono sviluppate verso le 21,30 e a dare l’allarme è stato il personale di sorveglianza in servizio nella vasta area industriale. Sul posto poco dopo sono giunti gli equipaggi dei vigili del fuoco di Garbagnate e di Desio. Il compito principale dei pompieri è stato quello di mettere in sicurezza la zona per evitare l’espandersi delle fiamme che uscivano dalle cataste di materiale in deposito. L’opera di spegnimento è durata un paio d’ore e non ha creato nessun problema all’ambiente e al personale che ha operato. Lievi i danni. I carabinieri di Arese e del nucleo radiomobile di Rho hanno aperto un’inchiesta per accertare le cause dell’incendio, visto che parte dell’area era già stata posta sotto sequestro dalla polizia provinciale di Milano nell’estate scorsa.

Le cause? Potrebbe essere stato un corto circuito o un surriscaldamento del materiale accatastato, ma non si escludono, al momento anche altre ipotesi. La Greenfluff all’interno dell’ex Alfa ha realizzato il primo impianto industriale in grado di recuperare meccanicamente il fluff, ovvero i residui della rottamazione delle auto. Le indagini sulla Rotamfer che avevano portato alla denuncia dei vertici aziendali erano partite dalla Procura di Verona che aveva indagato sullo smaltimento dei rifiuti pericolosi da parte degli stabilimenti di Castelnuovo del Garda (Verona) ed Arese.